Corriere della Sera, 21 giugno 2019
Sull’auto sozza di Boris Johnson
Può un gran zozzone essere un buon primo ministro? Rischiamo di scoprirlo presto: perché Boris Johnson resta il favorito per insediarsi a Downing Street, ma lo stato pietoso della sua macchina ci racconta molto altro della sua personalità.
L’interno della sua Toyota è stato fotografato da un obiettivo indiscreto, nonostante i vetri oscurati: e l’immagine, ben poco edificante, ha fatto immediatamente il giro della Rete e dei social media. Suscitando commenti a dir poco allarmati.
Quello che si scorge è un vero immondezzaio: cartoni di cibo da asporto svuotati, bottigliette d’acqua, tute da ginnastica sporche e stropicciate, briciole sparse e ricevute accartocciate. Un casino totale, un insulto all’igiene più elementare. «La macchina disordinata di Boris è un riflesso della sua mente?», si è chiesto giustamente ieri il Guardian.
Perché questo è il vero interrogativo: se uno è capace di ridurre in questo stato il suo veicolo, cosa combinerà quando avrà in mano il Paese? «Non è da primo ministro – ha commentato sempre il Guardian —. Margaret Thatcher, una premier con l’inclinazione a spolverare, sarebbe inorridita».
Eppure ce ne ha messi di sforzi per renderlo presentabile, la nuova fidanzata di Boris, Carrie Symonds: gli ha fatto tagliare i capelli, gli sceglie i vestiti, lo ha messo a dieta, lo tiene lontano dalla bottiglia. Ma il suo istinto è più forte di tutto, evidentemente.
Chi lo ha incontrato una volta nei bagni di una conferenza, racconta che Boris aveva un aspetto abbastanza decente: poi è andato allo specchio, si è scompigliato i capelli con le mani e ha sussurrato: «Be’, devo fare la mia parte...».
Perché Boris Johnson deve il suo appeal al suo personaggio, vestiti stropicciati e zazzera bionda in disordine: parte dell’establishment, ma in qualche modo contro-corrente. E i tentativi di domarlo sono inutili, come testimonia la sua macchina sottosopra.
Ma si tratta anche di un connotato di classe, sostiene l’esperta di pulizie Aggie MacKenzie: «Gli snob non si curano del casino in cui vivono – spiega – e in realtà chi di loro avrebbe bisogno di preoccuparsi di qualcosa così poco importante come l’interno di una macchina?».
Ma i timori restano. Perché, aggiunge, «sono convinta che c’è qualcosa di questo stato di caos che è destinato a riversarsi nella sua testa e nella sua vita». Detto altrimenti, si salvi chi può.