Corriere della Sera, 21 giugno 2019
Arnault, il terzo uomo più ricco al mondo
Martedì scorso Bernard Arnault ha guadagnato in Borsa – in un solo giorno – 2,88 miliardi di dollari. Dall’inizio del 2019, invece, il patron del gruppo Lvmh ha aumentato la sua fortuna di 32 miliardi.
A 70 anni Arnault diventa così il primo francese della storia a superare la barra dei 100 miliardi di dollari (100,4 per la precisione), e a entrare in terza posizione nel club molto ristretto dei «centomiliardari» compilato dall’agenzia Bloomberg, che comprende solo altri due nomi nel mondo: Jeff Bezos (Amazon) con 118,5 miliardi di dollari e Bill Gates (fondatore di Microsoft) con 105,5.
I risultati straordinari di Arnault derivano dall’ottima salute del lusso e dai grandi margini di progresso che si registrano ancora nel mercato cinese, nonostante le tensioni commerciali tra Washington e Pechino.
«Ammiro molto Apple, io stesso uso un iPhone», ha detto Arnault in una delle sue rare interviste qualche anno fa, alla tv americana Cnbc. «Ma siete sicuri che tra vent’anni la gente userà ancora un iPhone? Non è detto. Posso garantirvi in compenso che continuerà a bere champagne Dom Pérignon».
Su questo si basa il successo dell’avventura di Lvmh, un gruppo che riunisce sotto il suo ombrello decine di marchi storici del lusso, percepiti come famigliari e spesso irrinunciabili dai facoltosi occidentali e sentiti come un traguardo o un segno di riuscita sociale dai nuovi benestanti asiatici: da Louis Vuitton a Christian Dior, dagli champagne Moët & Chandon (il più venduto al mondo) e Veuve al cognac Hennessy al vino sauternes Château d’Yquem, dalle griffe Céline, Kenzo e Fendi alla gioielleria romana Bulgari alla pasticceria milanese Cova agli hotel di lusso Belmond.
Nella classifica di Bloomberg, alla voce «ricchezza» per Arnault appare la definizione «self made», ovvero se l’è costruita (almeno in parte) da solo. Nato a Roubaix, nel Nord della Francia, Bernard è figlio dell’ingegnere Jean e di Marie-Josèphe, figlia del fondatore dell’impresa di costruzioni Ferret-Savinel. Dopo che il dipendente Jean sposa la figlia del padrone Marie-Josèphe, il suocero gli affida l’impresa, che passa poi al figlio Bernard quando questi termina gli studi al Polytechnique. Nel 1981, spaventato dall’arrivo delle sinistre al potere, con François Mitterrand all’Eliseo e quattro ministri comunisti al governo, Bernard Arnault si trasferisce negli Stati Uniti. Dopo la svolta «liberale» di Mitterrand, Arnault torna in Francia e con i soldi dell’azienda famigliare compra un marchio che allora sembra decotto, Christian Dior, assieme ai grandi magazzini Bon Marché.
È l’inizio di una scalata nel lusso che lo porterà alla fine degli anni Ottanta a sfruttare i litigi tra i due rivali Henry Racamier e Alain Chevalier per conquistare il gruppo Lvmh, che da allora ha moltiplicato il suo valore per decine di volte.
L’uomo più ricco di Francia e d’Europa vale quanto il 3% dell’intero Pil francese e «se fosse un Paese sarebbe il 65°», protesta la France Insoumise, il partito populista che invoca quindi un «cambio del sistema». Più probabilmente, all’attuale tasso di crescita Bernard Arnault tra qualche anno arriverà al primo posto nella classifica dei miliardari.