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 2019  giugno 21 Venerdì calendario

L’ABIURA DI SARRI! ZAMBARDINO ('IL NAPOLISTA'): "LA PRIMA CONFERENZA DA JUVENTINO? UNA RECITA AL LIMITE DELLA DECENZA UMANA. L’ALLENATORE DEL MAGGIORE CLUB A NOI AVVERSO, CHE SI SERVE DEL PASSATO E DEI SENTIMENTI DEI NAPOLETANI PER MANIPOLARLI COME LI HA MANIPOLATI QUANDO ERA QUI” - SCONCERTI: "IL TECNICO TOSCANO E’ L' UOMO GIUSTO PER LA JUVE PER TENTARE DI SUPERARE L' ULTIMO LIMITE – IN TUTA O IN GIACCA E CRAVATTA, SARRI SARÀ ANCORA QUELLO CHE DIEDE DEL «FINOCCHIO» A MANCINI? -

È stata molto interessante la prima volta di Sarri alla Juve. Fra le sue mani il calcio sembra sempre una cosa seria, qualcosa tra il filosofico e il popolare ma sempre molto pensata, arrivata da lontano. Le polemiche sulla tuta o i problemi di tradimento, chiedo scusa, ma m' interessano poco, da qualunque parte vengano, così come le frasi di Sarri quando non era alla Juventus. Un buon generale deve rispettare il nemico, ma senza dimenticare di detestarlo.

Non esiste solo l' amore a dare forza, anche la rabbia aiuta. A volte viene da pensare che il pubblico, i tifosi, siano rimasti indietro rispetto alla complessità del calcio, come un figlio che diventa troppo importante per il padre, lui parla di sé e l' altro non capisce cosa dice. Sarri alla Juve oggi non è un esperimento, è una necessità. Perché il pubblico è ormai televisivo e globale, e quel pubblico vuole vedere bel gioco, vuole che la squadra sia stimata per la sua diversità non per vincere la Coppa Italia.

Come andrà non lo so, certo è questo della nuova Juve un gran cozzare di mondi. Ma ci sono anche ottime ragioni perché le cose vadano bene. Non si può fare un peso della diversità se è quella che si è cercato. È chiaro che va presa come un premio. Sarri ha un vantaggio: ha, tranne Ronaldo, tanti mezzi grandi giocatori: Dybala, Bernardeschi, Douglas Costa, Rugani, Bentancur, il vecchio Higuain, Mandzukic, perfino Pjanic.

Tutti quasi fuoriclasse che hanno vinto molto rimanendo però a 20 centimetri dalla storia vera. È quei 20 centimetri che Sarri andrà a cercare, gli stessi che i giocatori vorranno portargli. Perché Sarri è per loro la grande occasione di scollinare il loro ultimo limite.

Quando Sarri dice che Pjanic deve toccare 150 palloni a partita, è quel confine che cerca, racconta la strada che pretende. Quando dice che Bernardeschi deve trovare un ruolo e chiudercisi dentro, è la sua differenza che porta. E nell' aria si avverte già una competenza non migliore ma diversa rispetto al passato, quel po' di nuovo senza il quale vincere era diventato quasi soffocante .

LA NUOVA VITA DI MAURIZIO CHE NON TOLLERAVA LA JUVE Romolo Buffoni per “il Messaggero”

La classe operaia va in paradiso. L'allenatore con la tuta approdando alla Juventus compie il tragitto netto: raggiunge il gradino più alto del calcio italiano dopo essere partito da quello più basso. Non c'è altro modo per raccontare la carriera di Sarri cominciata sulla panchina dello Stia, Seconda categoria toscana. Era il 1990, curiosamente l'anno in cui la Juve decise di affidarsi al calcio-champagne di Gigi Maifredi. Bollicine che evaporarono subito.

CAMALEONTE Non bisogna però eccedere col romanticismo. Il Sarri elegantissimo visto ieri all'Allianz Stadium, non è più l'ex bancario che fra un estratto conto e l'altro disegnava soluzioni tattiche per vincere l'Eccellenza toscana. Non è nemmeno quello che portò l'Empoli in serie A esaltando bomber Maccarone e le geometrie di Valdifiori, o il Sarri che con il Napoli dei nani Insigne-Mertens-Callejon ha rischiato di interrompere il dominio juventino. Il segreto del tecnico toscano è stato proprio quello di adattare il sarrismo alle realtà nelle quali si è calato. È successo anche a Londra dove, pur non uscendo praticamente mai da Cobham dove c'è il centro sportivo del Chelsea, si è adeguato a ritmi e stile della Premier League.

Nessuno lo ha mai sentito lamentarsi dei calendari, come invece fece a Napoli: «La Juve ha gare abbastanza abbordabili. Penso sia stato un errore mastodontico fatto dalla Lega, in alcune gare si poteva giocare in contemporanea o fare giocare prima noi...». E le frasi anti-Juve sono quelle che, oggi, gli rinfacciano i suoi ex tifosi e infastidiscono quelli nuovi: «Per ottenere un rigore bisogna avere la maglia a righe»; «Io alla Juve? Ci sono gli estremi per una querela»; «Tifare Juventus è un difetto», tanto per citarne alcune. Ma Sarri cambierà ancora. In tuta o in giacca e cravatta, non sarà più quello che diede del «finocchio» a Roberto Mancini o quello greve e volgare che insolentì una giornalista. Sa che lo aspettano tutti al varco. «Sta sempre in tuta, urla e bestemmia - ha detto il presidente del Napoli De Laurentiis -, vorrei proprio capire come si adeguerà allo stile della sua nuova squadra. Sarà bello vedere Ancelotti batterlo».

AUGURI IETTATORI Napoli che, ieri, sulla sua pagina Facebook ha dedicato al suo ex allenatore il video di auguri raccolti fra i vicoli del centro. C'è chi gli augura di superare i 91 punti-record totalizzati con Insigne e compagni ma di arrivare secondo e chi, più perfidamente, auspica la sua vittoria in Europa League (il che significherebbe il fallimento in Champions). Giacca o tuta? Chissà. Sicuramente in panchina Sarri porterà con sé un corno anti malocchio.

L’ABIURA DEL BUGIARDO SARRI IN PERFETTO STILE JUVENTUS Vittorio Zambardino per https://www.ilnapolista.it

L’abiura Caro Bugiardo: l’abiura è durata un’ora e quindici, diciamo un’ora se togliamo le poche frasi dedicate alle cose tecniche: ai giocatori della Juventus, agli schemi di gioco, ai necessari omaggi al predecessore e i ripetuti continui atti di umiltà (e di umiliazione) nei confronti della nuova proprietà. È stata nella forma dell’abiura – studiata, calibrata, una vera conferenza stampa dei nostri giorni, dove non c’era nemmeno una parola lasciata al caso, nemmeno le due volgarità pronunciate – che è andata la presentazione dell’allenatore della Juventus. Sottotesto: ecco cos’ero, ecco che cosa non sarò più, lo giuro. Geniale la forma retorica scelta: l’attacco ai tifosi del Napoli, al Napoli, a Napoli.

Come dite? Che avete sentito solo frasi d’amore e apprezzamenti? Ed è proprio quello l’attacco. Per poter costruire la sua nuova vita di allenatore della Juventus, Maurizio Sarri ha rappresentato se stesso come ha fatto negli ultimi due anni. Ha chiamato in scena il personaggio del comandante prima di buttarlo nella spazzatura. Si è pubblicamente dato fuoco, avvolto in quel vestito blu con la J, che gli cadeva così bene nella sua eleganza triste da funzionario – un ruolo naturale. Come le vittime dello stalinismo, per citare un periodo storico caro ai suoi talebani col fondo tinta, che rievocavano davanti ai tribunali le loro malefatte da nemici dello Stato e del Popolo.

Come con Higuain E in che è consistito questo attacco? Qui gli uomini comunicazione della Juventus hanno fatto il loro capolavoro, già sperimentato con Higuain tre anni fa. Parla degli altri, distogli l’attenzione da noi. Per aprire ferite e contraddizione nel campo altrui, puntando i riflettori sull’avversario, in modo che da questa parte, la loro, non si vedessero l’affanno della soluzione last minute, la fatica di una lunga inquietudine, i rifiuti incassati da Guardiola. Bisognerà imparare a leggere queste logiche teatrali della Juventus. È comunicazione del nostro tempo, è roba seria.

E quindi tutto il campionario: i napoletani lo ameranno se lo applaudiranno ma lo ameranno anche se lo fischieranno, perché quell’amore non si sradica – poveretto, si sente san Gennaro o Maradona. “Da bambino ero tifoso del Napoli.” “Ringrazio De Laurentiis perché mi ha dato la possibilità di allenare la squadra che amo”. “Il nostro sogno di due anni fa è stato una stagione stupenda.” E soprattutto, proprio in apertura della conferenza la Grande Bugia. “Mi stavo chiedendo se rimanere, quando a maggio hanno annunciato Ancelotti.” Caro Bugiardo, hai la faccia marrone come il bronzo, e questa bugia la dici perché sai che la gente dimentica, che la memoria mediatica è corta, che nessuno riuscirà a ricordare che con gli inglesi parlavi da dicembre e avevi chiuso ad aprile.

Andrà a inginocchiarsi a CR7 Ma qui preghiamo gli studenti di comunicazione di soffermarsi su questa tecnica raffinata. Il cuore, l’amore per l’altro. Tecnica raffinata ma antica come l’inganno: quella di un uomo che presenta il suo nuovo amore cantando le lodi di quello precedente.  Ma voi gli credereste? Noi no.

E questa è stata la conferenza. Perché per il resto ha tenuto a dire che non ha schemi precostituiti. Che andrà in Grecia ad inginocchiarsi al vero leader della squadra (autorevole, l’uomo), che rispetterà il potere del club sul mercato e sui giocatori che ci sono – ha perfino balbettato quando qualche giornalista gli ha fatto notare che dimenticava nomi importanti. Ha anche rivelato quello che a Napoli sappiamo bene: che costruisce le squadre intorno ad alcuni. A proposito, ha rinnegato Higuain, ma il gallo non ha cantato. Si vede che la maestria di questa spettacolo avrà frastornato anche il pollaio.

Ora tocca ai napoletani: giudicare quest’uomo per quello che è, l’allenatore del maggiore club a noi avverso, che si serve del passato e dei loro sentimenti per manipolarli come li ha manipolati quando era qui. O se abboccare ancora una volta alla recita del Caro Bugiardo. Qualcuno che mangia l’esca ci sarà certamente. Ma lasciatecelo dire, è stata davvero una recita al limite della decenza umana. In quanto alla professionalità è andato bene. “Il calcio è menzogna” diceva uno più leale di lui.