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 2019  giugno 21 Venerdì calendario

Tra Iran e Usa ci si è messo pure un drone abbattuto per errore. Tensioni

A ll’alba di ieri le guardie rivoluzionarie iraniane hanno abbattuto con un missile terra-aria un immenso drone Global Hawk (35 metri di apertura alare) che sorvolava lo stretto di Hormuz durante una missione di intelligence del Pentagono. Quel punto del globo è il crocevia dei traffici petroliferi mondiali, da lì transitano un terzo delle esportazioni di greggio. Ed è anche una polveriera geopolitica.
Secondo Teheran, il drone aveva violato il suo spazio aereo. «Non vogliamo la guerra, ma siamo pronti a difenderci», ha spiegato il generale Hossein Salami, lanciando un «messaggio all’America». «L’Iran ha fatto un errore enorme», ha invece risposto Donald Trump con un tweet: avallando la versione dei suoi ammiragli («un attacco ingiustificato sopra acque internazionali»), spingendo oltre i 63 dollari il prezzo del barile e facendo temere una escalation militare. Il presidente americano si è poi corretto: «Magari l’abbattimento è stato solo lo sbaglio di una persona stupida». Come dire: non c’è lo zampino degli ayatollah, non sarà questa la scintilla che darà fuoco alle polveri. «I miei consiglieri non mi stanno spingendo a entrare in guerra». E da ogni parte, è venuto un sospiro di sollievo. È chiaro però che la situazione sta degenerando. Da metà maggio l’Iran di Ali Khamenei e gli Stati Uniti di Trump – pur dichiarando entrambi di non volere un conflitto – sono in rotta di collisione: tanto che ieri il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto a tutti di mantenere la calma. Dopo la disdetta unilaterale di Washington degli accordi internazionali sul nucleare iraniano, Teheran ha annunciato che non rispetterà i limiti imposti dai trattati e ha un atteggiamento più fermo, più aggressivo.
Intanto l’America rafforza la pressione militare, rinunciando a ogni ipotesi diplomatica: soprattutto per colpa dei due falchi vicini a Trump, il segretario di stato Mike Pompeo e il consigliere della sicurezza nazionale John Bolton. Ha già inviato nella zona una portaerei con una squadra di mezzi navali e altri mille soldati con batterie di missile Patriot. Pompeo è andato in Florida per definire le opzioni militari in Iran con i generali del Pentagono. E ieri sera la Casa Bianca ha convocato una riunione bipartisan con i leader del Congresso per valutare la situazione.
Il rischio? Che un incidente anche banale possa portare a un conflitto vero e proprio tra Iran e Stati Uniti: basterebbe che un militare americano morisse, per trascinare i due in un confronto dagli esiti imprevedibili. E di incidenti, negli ultimi giorni, ce ne sono stati troppi.