Simone Canettieri per “il Messaggero”, 21 giugno 2019
GIRO DI POLTRONE - SE GIORGETTI DOVESSE DIVENTARE COMMISSARIO EUROPEO, IL SUO POSTO DI SOTTOSEGRETARIO A PALAZZO CHIGI POTREBBE ANDARE A GIULIA BONGIORNO CHE LASCEREBBE IL MINISTERO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE - LA LEGA DEVE RIEMPIRE ALTRE CASELLE: GLI AFFARI EUROPEI, VICEMINISTRO E SOTTOSEGRETARIO ALLE INFRASTRUTTURE… -
La questione, per la prima volta, è stata affrontata mercoledì mattina a Palazzo Chigi durante il vertice a tre Conte-Salvini-Di Maio. Il leader della Lega ha parlato di rimpasto, il capo dei 5 Stelle lo ha frenato e corretto aprendo a un «turn over a quote invariate». Fatto sta che, se l'esecutivo chiuderà la finestra elettorale del voto a settembre, potrebbe partire un rimescolamento di pedine nel governo. La partita si gioca nel campo della Lega, ma poi potrebbe arrivare anche in quello dei Cinque Stelle.
Il grosso ruota intorno alla nomina di Giancarlo Giorgetti a commissario Ue. Il big della Lega si prende in giro: «È l'epoca del commissario mercato, come c'è il calcio mercato. Ne parlano tutti, io non ne parlo». Ma se alla fine dovesse andare a Bruxelles, il suo posto di sottosegretario alla presidenza di Palazzo Chigi potrebbe andare a Giulia Bongiorno, titolare della Pubblica amministrazione. A questo punto si liberebbe un'altra casella da sommare a quella degli Affari europei, entrambe in quota Carroccio.
Nel puzzle, inoltre, ci sarebbero anche da sostituire un viceministro e un sottosegretario alle Infrastrutture, visto che sia Armando Siri sia Edoardo Rixi hanno dovuto passare la mano per motivi giudiziari. E fin qui siamo già a quattro posti da cambiare, tutti in casa Salvini. A quel punto, dal M5S non escludono che si possa innescare un «effetto domino» anche all'interno della compagine pentastellata. Partendo sempre dalla premessa che Di Maio ha fatto l'altro giorno all'alleato: le quote nel consiglio dei ministri non devono cambiare.
Traduzione: i grillini non daranno ministeri al Carroccio. La condizione, purché ci sia un'accelerazione sull'agenda, potrebbe andar bene a Salvini. Ma a quel punto l'aria di turn-over busserebbe anche alle porte dei pentastellati, pronti a usare la vicenda per regolare dinamiche interne. Tra gli «attenzionati», Giulia Grillo (alle prese con la nuova norma sui vaccini da varare entro il 10 luglio) e Danilo Toninelli, che in caso di sì alla Tav, caso più che probabile, faticherebbe assai a rimanere nel dicastero di Porta Pia.