ItaliaOggi, 21 giugno 2019
La cannabis veniva fumata dall’uomo già 2.500 anni fa
Già 2.500 anni fa l’uomo conosceva e utilizzava le proprietà psicoattive della cannabis per accompagnare i defunti e comunicare con l’aldilà. Residui chimici di Thc, il più importante principio attivo contenuto nella cannabis, sono stati infatti rinvenuti in bracieri utilizzati nei riti funerari sulle montagne del Pamir, nell’Ovest della Cina. Un gruppo di ricercatori cinesi, tedeschi e australiani, con l’intenzione di approfondire l’uso dei bracieri contenenti pietre bruciate ritrovati in otto tombe della necropoli di Jirzankal, hanno esaminato i reperti con una tecnica chiamata «cromatografia in fase gassosa – spettrometria di massa», che permette di identificare precisamente le sostanze, anche quelle presenti solo in tracce. In nove dei dieci bracieri e in due su quattro pietre analizzate i ricercatori hanno avuto la sorpresa di trovare la firma chimica del cannabinolo (Cbn), un prodotto derivato dall’ossidazione del tetraidrocannabinolo (Thc), il principale composto psicoattivo della cannabis.Gli uomini di Jirzankal durante i riti funebri facevano dunque bruciare una canapa molto ricca di Thc. Secondo i ricercatori, questa «è una delle più antiche prove scientifiche dell’inalazione rituale di fumo di cannabis» per le sue proprietà psicoattive.
Era noto che la pianta veniva coltivata già 4 mila anni fa nell’Est dell’Asia per l’olio ricavato dai suoi semi e i tessuti realizzati con le sue fibre, tuttavia la conoscenza e l’uso delle proprietà psicoattive della canapa erano poco documentate. E soprattutto mancavano, fino a ora, le prove archeologiche. Resta il mistero su come gli uomini di Jirzankal si siano procurati queste piante ad alto tenore di Thc. Ma una cosa è certa: l’uso «ricreativo» della cannabis ha alle spalle una storia molto lunga.