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 2019  giugno 21 Venerdì calendario

MA LO SA BERLUSCONI CHE I DUE NEO-COORDINATORI DI FORZA ITALIA, GIOVANNI TOTI E MARA CARFAGNA, LA PENSANO IN MODO OPPOSTO SU SALVINI E RISCHIANO DI SPACCARE ANCORA DI PIU' IL PARTITO? IL GOVERNATORE DELLA LIGURIA: “IO VENGO DAL NORD E SONO PER UNA LINEA DI ALLEANZA STRETTA CON LA LEGA E FRATELLI D'ITALIA” – L’ALTOLA’ DI MARA: “NOI AZZURRI NON DIVENTEREMO MAI LA STAMPELLA DEL CARROCCIO...” -

La chiama «la nostra Rivoluzione d' ottobre», e scherza fino a un certo punto Giovanni Toti. A un passo dallo strappo con Forza Italia, il governatore azzurro ne è a sorpresa diventato coordinatore (a tempo) assieme a Mara Carfagna, e sembra voler cambiare tutto nel partito dal quale stava per uscire per fare, lo accusava Berlusconi, il portavoti per Salvini.

È così, è tornato a casa dopo la fuga? «Ma no, non ho mai pensato a una fusione con nessuno, non ne ho mai parlato, men che meno con Salvini. Siamo alleati, leali, ma siamo una cosa diversa. Ed è un polo moderato che serve costruire».

Cosa l' ha convinta a rientrare, il ruolo di coordinatore? «No, è un incarico a tempo. La novità è che tutti hanno fatto passi avanti. Hanno capito che va allargato il campo a chi è fuori da FI, a chi ci ha lasciato, non ci vota o ha scelto altri lidi. Cominciare ad aprirsi dividendosi sarebbe stato un ossimoro».

È stato difficile tornare a sedersi accanto a Berlusconi dopo mesi di gelo? «Berlusconi ha un' intelligenza brillante, conosce la politica. Ha difeso le sue idee, io le mie. La diagnosi sulla malattia era comune, era sulla cura che ci dividevamo. Ha riconosciuto che le mie ragioni le ha apprezzate poco alla volta anche se non gli era piaciuta, diciamo, la mia irruenza... Ma anche lui pensa che dobbiamo allargarci. Ed è il nostro obiettivo».

Il ruolo del Cavaliere adesso quale è? «Quello che ha sempre avuto, presidente del partito. Ci ha dato un mandato, arrivare a un congresso con regole democratiche per far sì che anche chi è fuori da FI - non solo quindi parlamentari, eletti, iscritti - possa partecipare alla scelta delle cariche e dei ruoli all' interno del partito, che potrebbe anche cambiare nome alla fine. Non è in palio la carica di fondatore o del sosia di Berlusconi».

Tutte le altre sì però: farete le primarie? «Studieremo tecnicamente il sistema migliore per far partecipare, e votare, chiunque voglia far parte del nostro movimento. Magari ci sarà un voto ponderato, vedremo le tecnicalità, ma entro l' anno serve un congresso e primarie in cui si confrontino persone e linee politiche in piena libertà, senza signori delle tessere e vecchi metodi. Anche a livello comunale, provinciale, regionale».

Azzererete le cariche fino ad allora? «Immagino si adotti anche in tutte le Regioni uno schema come questo nazionale: figure di garanzia, un comitato per le regole. Serve un bagno di democrazia, dando la garanzia a chi è uscito o è fuori che può fare questo cammino alla pari con chi è dentro».

Lavorerà con la Carfagna, che probabilmente sarà la sua competitor al congresso e alle primarie: non è una situazione anomala? «Io certo mi candiderò, dopo aver fatto tanto macello mi pare il minimo dell' educazione! Lo farò sulla mia linea, io vengo dal Nord, conosco quel mondo, quelle istanze e sono per una linea di alleanza stretta con la Lega e FdI, in un centrodestra strutturato con chiarezza e univoco. Lei credo porterà avanti la sua sensibilità più attenta al Sud, ai temi di quei territori - dal lavoro alla necessità di infrastrutture - guardando probabilmente più al campo moderato e centrista. Ma questo verrà dopo. Adesso dobbiamo lavorare fianco a fianco perché tutto il movimento si allarghi».

Con Gelmini, Bernini e Tajani, che dovrebbero coadiuvarvi, che rapporto avrete? «Rispetto il loro ruolo, ma è chiaro che tutti dovremo metterci in gioco. Come lo faccio io, mi aspetto che tutti siano capaci di capire che ogni posizione deve essere contendibile, che serve un processo democratico che riguarda tutti».

E se le elezioni anticipate arrivassero prima del congresso? «Mi auguro che il nostro percorso si concluda prima del voto, sia perché avremmo magari un bambino meno gracile, sia e soprattutto perché non credo convenga al Paese andare alle urne con una manovra pesante in ballo, una procedura di infrazione in corso, un Paese in grossa difficoltà. Ma se succedesse, ci metteremmo l' elmetto e andremmo in campagna elettorale. Senza paura».

2 - CARFAGNA Antonio Rapisarda per “Libero quotidiano”

«Esplosione? È una parola eccessiva. Non stava esplodendo niente. C' era bisogno di avviare un processo di rinnovamento del partito, non solo formale: Berlusconi ne era consapevole da tempo ed ha agito nel modo migliore. Aprendo una fase nuova, partecipata e condivisa». Per Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e da due giorni neo-coordinatrice del Sud di Forza Italia in tandem con Giovanni Toti (che si occuperà del Nord), la pax raggiunta da Silvio Berlusconi in vista del congresso azzurro chiamato a rilanciare il partito non è da leggere come un salvataggio in zona Cesarini di un' avventura politica lunga venticinque anni.

Onorevole Carfagna, per lei si tratta di una grande responsabilità. «La vera responsabilità è far sì che questo processo coinvolga tutto il partito, ben oltre le figure di vertice: territori, dirigenti locali, militanti devono avere la possibilità di dire la loro ed essere ascoltati. È il primo impegno che ho preso».

Insieme a Giovanni Toti, seppur da posizioni diverse e per certi versi antinomiche, siete riusciti ad aprire una breccia nel fortino azzurro nel nome del ricambio, del radicamento e addirittura delle primarie. Soddisfatta? «Anche qui devo correggere. L' idea di una Forza Italia arroccata nella conservazione è sbagliata. Chi, come me, ha girato da Nord a Sud nell' ultima campagna elettorale, parlando con tutti, facendo comizi ovunque, sa che la necessità di rinnovamento era largamente condivisa, e da molto tempo. Così come quella di rafforzare la nostra identità e proposta, che troppo spesso è sembrata intimidita dalla Lega».

È evidente però che lei e il governatore della Liguria rispondete a due idee diverse di Forza Italia: Toti come gamba moderata del destra-centro a trazione Salvini, lei - invece - rivendica un ruolo centrale all' interno di un centrodestra che vede a vocazione europeista. «Credo che la posizione di Toti si sia aggiornata nel momento stesso in cui ha aderito alla proposta del presidente Berlusconi. Non rinnoviamo Forza Italia per farne la ruota di scorta di altri ma per riconquistare un ruolo centrale nello scenario politico italiano».

Si intravedono qui due possibili correnti chiamate a confrontarsi al congresso... «Lei corre troppo. C' è appena stato il primo incontro. Sarebbe davvero irrispettoso verso tutti se anticipassi opinioni su un percorso che deve ancora cominciare. Ma una cosa voglio dirla da subito: noi non siamo il Pd, se qualcuno immagina un congresso all' arma bianca preceduto da un dibattito lacerante e seguito da malumori infiniti, può scordarselo. Non è nelle intenzioni di nessuno e sicuramente non nelle mie».

Si candiderà alla segreteria di Forza Italia? Anche se dovesse scendere in campo Silvio Berlusconi? «Non mi faccia ridere. Il ruolo di Berlusconi non è mai stato né sarà mai messo in discussione».

La scelta dei due coordinatori, uno al Nord e uno al Sud, testimonia per caso la persistenza di due questioni - meridionale e settentrionale - all' interno di Forza Italia? «No. Ci chiamiamo Forza Italia proprio perché venticinque anni fa abbiamo scelto di rappresentare l' interesse nazionale tutto intero. Poi certo, il Sud in questi ultimi anni non ha avuto voce nelle scelte dei governi. E per noi, per il nostro partito, rappresenta un' area di consenso sempre più importante: uno dei miei obiettivi è restituirgli questa voce, trasformare quel consenso in proposte, prima tra tutte una No Tax area decennale che rilanci occupazione e crescita».

Al Nord hanno fretta di autonomia. «Non può esserci autonomia differenziata senza definire i fabbisogni standard ed istituire un fondo perequativo. Lo dice la Costituzione e lo dice il buonsenso. Personalmente, poi, ho molti dubbi sul trasferimento alle Regioni di competenze come quelle su beni culturali e scuola: sono l' epicentro della nostra costruzione nazionale, non riesco a immaginare un' Italia dove in Toscana si studia Dante e Verga è facoltativo, e magari in Sicilia è viceversa».

Per recuperare voti e centralità quali sono le sue proposte per rilanciare Forza Italia? «Investimenti. Meno tasse. Meno soldi buttati dalla finestra, come si è fatto con il reddito di cittadinanza, e più soldi nelle infrastrutture, nei cantieri, nei collegamenti. Più attenzione ai debiti: gli ultimi tre governi si sono comportati come la vecchia Dc, hanno distribuito quattrini per comprare consenso. Ogni risorsa deve essere finalizzata allo sviluppo. Dobbiamo proteggere il ceto medio che si è trasformato in ceto povero».

Una delle richieste - implicite - di Salvini a Berlusconi per riparlare di centrodestra è il rinnovamento della classe dirigente di Forza Italia. Lei lo auspica? «Non credo che Salvini debba selezionare la classe dirigente di Forza Italia».

Per mesi, grazie anche a quello che è stato considerato una sorta di "controcanto" alla Lega, lei è stata accostata - per lo meno nel posizionamento su alcuni temi - più vicina al Pd e a Calenda che a Salvini e Meloni. È così? (Mara Carfagna si fa una gran risata, ndr).

In Forza Italia c' è chi ha criticato pesantemente alcune scelte sull' immigrazione da parte del ministro Salvini. Lei che cosa pensa al riguardo? «Ho rispetto per il consenso che Matteo Salvini ha conquistato con la sua politica di fermezza. Moltissimi italiani lo hanno votato quasi esclusivamente per questo e sarebbe sciocco cavillare su una linea così largamente sostenuta. Continuo a pensare che si può tenere insieme fermezza e umanità e che certe battute sarcastiche sul dramma dell' immigrazione dovrebbero essere evitate da chi ha un ruolo istituzionale».

Ha detto ieri che andrà alla kermesse del teatro Brancaccio. «Si, ci andrò perché è cambiato lo spirito dell' iniziativa, è diventata una manifestazione unitaria. Giovanni ha riqualificato questo evento, che adesso ha acquisito un carattere unitario».

L'obiettivo dei prossimi "venticinque anni" di Forza Italia? «Le posso dire l' obiettivo per il prossimo anno. Un partito più forte, con un programma all' altezza dei tempi, senza complessi di inferiorità verso nessuno, che interpreti il desiderio di benessere, tranquillità, crescita, del ceto medio italiano e che governi un' Italia non più spaventata da tutto, in guerra con tutti, ma sicura di sé e consapevole della sua forza e delle sue risorse. E non mi dica che è utopistico: abbiamo tutti i numeri per farcela».