Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  giugno 21 Venerdì calendario

Intervista a Giuseppe Conte

Alla Commissione europea i conti non tornano e i due miliardi che il governo ha tagliato ieri e che il presidente del Consiglio ha portato a Bruxelles vengono dati già per acquisiti, ma non bastano. Ne mancano molti altri e il governo ha già raschiato il barile e ora dovrebbe mettere in discussione anche le misure del 2020.
Presidente, si avverte un po’ di pessimismo. Che cosa accade? Troppe rigidità nel negoziato?
«Non si tratta di rigidità. Io ho il dovere di chiedere la flessibilità necessaria per difendere il mio Paese salvando alcune coordinate concettuali ben chiare. Riteniamo di dover difendere le nostre ragioni e non siamo disponibili ad inseguire delle stime che non corrispondono alla realtà».
Perché dice che le stime della Commissione non corrispondono alla realtà? È una affermazione impegnativa...
«Perché noi conosciamo i nostri conti e i flussi di cassa e l’assestamento che faremo mercoledì servirà a certificarlo».
E che idea si è fatta? Perché questa rigidità? Motivi politici?
«Vorrei mantenere un atteggiamento istituzionale. Non voglio dire in questa sede cosa penso».
Però presidente lei qualche giorno fa aveva detto che le regole si rispettano, perché ora dice che i numeri vengono interpreti diversamente?
«Ho sempre detto e continuo a sostenere che le regole si rispettano finché ci sono. Io sto contestando le loro stime di crescita perché io ho i numeri e l’assestamento sono numeri. Per quanto riguarda le regole si apre una prospettiva politica in cui voglio anche discutere queste regole. E questo mi sembra legittimo. In famiglia si discute».
Non pensa che la Commissione possa essersi irrigidita dopo le parole dei mesi scorsi di Di Maio e Salvini?
«Se fosse così sarebbe grave perché vorrebbe dire che si dice che si applicano delle regole e invece ci si irrigidisce per frasi e atteggiamenti. Vorrebbe dire che le regole si applicano a seconda delle reazioni emotive. Addirittura lei vuol sostenere che a Bruxelles si applicano delle reazioni emotive?».
O magari punitive
...
«E anche punitive? Sarebbe molto grave. Ecco perché, e mi ricollego al commento fatto da Moscovici sulle regole che sono intelligenti. Le regole non sono più o meno intelligenti, ma vanno interpretate e quindi lo possono essere, più o meno intelligenti, le interpretazioni. Se quella fosse l’interpretazione delle regole, non sarebbe intelligente».
Le stanno chiedendo anche rassicurazioni sul 2020?
«Questo lo verificheremo nei prossimi giorni. In generale non ho mai pensato a potessero aprirci una procedura e lo penso ancora, ma vedo anche voi giornalisti un po’ distratti dai rischi».
Non è che lei ora alza un po’ i toni anche in chiave interna. Soprattutto per convincere i suoi due vicepremier della portata della correzione dei conti?
«Non intendo fare un uso politico, ma è veramente una situazione molto complicata».
Pensa di averla sottovalutata anche lei nei giorni scorsi?
«Resto un ottimista, ma non posso negare che sia un negoziato molto complicato. Ma resta sempre il problema delle interpretazioni. Le regole vanno interpretate. A volte prevalgono delle interpretazioni molto rigide, altre volte molto flessibili».