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 2019  giugno 20 Giovedì calendario

L’elogio alle donne di Feltri (con un però..)

La cardiologa Daniela Aschieri, che pratica la propria professione a Piacenza e dintorni, è riuscita in pochi anni a creare il modello più avanzato in Europa per evitare le morti di infarto. Come? Ha dotato la città e la provincia di ben 877 defibrillatori cosicché la media dei decessi a causa della “rottura” del cuore ora è quattro volte inferiore rispetto a quella nazionale e continentale. Un risultato eccezionale che merita di essere pubblicizzato. La signora, prima al mondo, ha capito che i disturbi cardiovascolari gravi vanno affrontati con tempestività e strumenti idonei. E i dati statistici le danno ampiamente ragione. A me non stupisce affatto che sia stata una donna a raggiungere simile risultato. So da tempo, per esperienza personale, che ormai le dottoresse, non solo in medicina, sono di alto livello, non inferiore se non superiore a quello dei maschi. Impossibile smentirmi. Nelle università la presenza delle ragazze è maggiore di quella dei ragazzi, esse si impegnano allo spasimo negli studi e ottengono votazioni straordinarie. Segno che hanno una notevole grinta, una tigna tale da consentire loro di primeggiare. Quando poi, una volta laureate, si buttano nel lavoro, superata la iniziale timidezza (che non è complesso di inferiorità, bensì timore di sfigurare) non le ferma nessuno. C’è poco da discutere: sono brave perché serie, animate dalla voglia di dimostrare il proprio valore. Si impongono per ciò che di buono sanno fare. È una constatazione, non una manifestazione di simpatia per il genere femminile per quanto esso mi vada a genio per motivi anche estetici. Io, grazie a Dio, al momento sano di cuore, più che di testa, periodicamente mi sottopongo a visite cardiologiche: non si sa mai. E per tale tipo di controlli mi rivolgo al primario di Niguarda, ospedale di Milano che sembra l’Hotel Hilton, il quale primario è una gentile signora: Cristina Giannattasio, che ha un solo difetto, ha sposato un giornalista. Peggio per lei. A parte ciò, costei è un fenomeno di perizia e di delicatezza. Quando sono sotto le sue mani esperte mi sento in “cantiere” e le sue diagnosi mi trasportano in paradiso. Accetto le terapie nella convinzione, accertata, che siano un toccasana. Le ho confessato che fumo più che posso e si è limitata a fare una smorfia che ho interpretato quale incoraggiamento a sbranare sigarette. Io la amo, sia detto con rispetto del marito. Mi ha colpito il fatto che la professoressa si sia contornata di un nugolo di assistenti donne, una più premurosa dell’altra, perfino le infermiere sono di categoria apprezzabile. Mi cito ancora a sostegno della mia tesi in favore delle madame: soffrivo di diverticoli alcuni anni orsono. Ebbi a recarmi da una specialista gastroenterologa: si chiama Pirone. Giuro, non mi fidavo. Mi curò e nel giro di quindici giorni mi sistemò. Più patito alcun disturbo. Ovvio che adesso io abbia una predilezione per le gonnelle, ma non per motivi ludici, quanto sanitari. Sebbene debba ammettere che tra i medici di sesso opposto al mio ho trovato attrattive irresistibili. Detto ciò, scusandomi per l’abbandono, aggiungo che pure nel mio giornale vi è un gruppo di redattrici formidabili. Scrivono meglio di me, hanno studiato con tenacia, non considerano la sintassi un pregiudizio borghese, non mollano mai e sono dotate di un talento da fare invidia, e dispongono di un fisico instancabile. Mi arrendo. Il futuro e anche il presente è loro. Chissenefrega. Però c’è un però. Le cosiddette fanciulle, giovani o no che siano, si odiano l’un l’altra e si combattono: l’epiteto più gentile che si rivolgono è troia. Non fanno squadra, ma pollaio.