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 2019  giugno 20 Giovedì calendario

Il nuovo tormentone di Pezzali

Miami, il sole, il mare, l’estate. Elementi perfetti per un singolo estivo, magari un tormentone. Gli stessi che troviamo nel nuovo singolo di Max Pezzali, Welcome to Miami. «Non vorrei entrare nella competizione dei tormentoni estivi, anzi l’intento era esattamente il contrario», dice lui, «in realtà volevo un po’ prendere in giro la moda tropicalista dei tormentoni estivi».
Pezzali, un “tormentone non tormentone”?
«Diciamo che mi sono ispirato all’atmosfera, da cinepanettone, degli italiani a Miami: un luogo del desiderio, l’anima latina che si trasforma in una serie di riti collettivi ai quali ci sottoponiamo volentieri. Poi mi piaceva l’idea di raccontare un posto unico, una città americana con il 70% di latinoamericani, un melting pot inconcepibile altrove».
Le piace la musica latina?
«Mi piacciono certe atmosfere ma in dosi omeopatiche. Però mi piace quando la colonna sonora è reale, a Miami non puoi andare da nessuna parte senza sentire questa musica.
A quel punto, dato che è un fenomeno che esiste ed è una involontaria colonna sonora della mia vita durante le vacanze, ho pensato che valesse la pena affrontarla e divertirsi».
"Welcome to Miami” è l’anteprima di un nuovo album?
«È una canzone nata per divertimento e tale resterà, però sto lavorando a un nuovo album previsto per il 2020, sono nella fase in cui si seminano cose, alcune canzoni germinano, altre no.
Questa non era nemmeno previsto che fosse un singolo, ma se avessi aspettato il prossimo anno, se fosse uscita nell’album durante l’inverno, non avrebbe avuto senso, sarebbe stato un pezzo perso».
Il concetto stesso di album è ormai cambiato.
«Gli album in sé hanno sempre meno ragion d’essere come entità assolute e intoccabili, con le canzoni che escono tutte insieme in un certo periodo. Quindi hanno una centralità ma non sono dei monoliti, se ci sono cose che possono andare altrove, ben vengano».
Questa estate niente concerti?
«Sto fermo, continuo a lavorare all’album, sto completando i provini e vorrei chiuderlo entro l’anno».
Nella musica italiana c’è una nuova generazione che cresce, nuovi suoni e parole. Com’è per Pezzali questo nuovo scenario?
«Credo che la chiave sia quella di non inseguire la contemporaneità a tutti i costi, rischi di perdere e diventare patetico. Superati i cinquant’anni devi fare il tuo, quello che ti piace. Cercare il sincronismo con la tua epoca musicale rischia di essere controproducente. Chi è abituato a scrivere, come me, non ha nelle proprie corde l’idea di catturare l’ascoltatore nei primi venti secondi, non fa studi sulla soglia dell’attenzione».
Cosa le piace nella musica di oggi?
«Ci sono momenti di genialità, una canzone come Old town road del rapper americano Lil Nas X è un colpo pazzesco, con una ritmica e una dinamica scarna, trap mischiata con il country e una melodia capolavoro».
E in Italia?
«Sono convinto che ci siano cose interessanti. Il fatto che ci sia stato uno spostamento nell’asse, l’indie diventato pop, ha riportato al centro la canzone, ha proposto nuovi modi di scrivere. E poi la trap ha degli spunti perché è un ritorno al minimalismo, liberare le frequenze dai mille strati di suono, sovrastrutture create nel corso degli anni in produzioni complicatissime che però snaturavano i brani. Questo significa riportare al centro le canzoni. Ed è un buon segno».