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 2019  giugno 20 Giovedì calendario

Intervista a Barbara D’Urso

Barbara D’Urso è nata a Napoli.


Più che un camerino è un monolocale, ma vive negli studi Mediaset di Cologno Monzese, è comprensibile. Ti aspetti la tana della domatrice, sembra la stanza di un’adolescente: panda di peluche giganti, orsi con cuccioli, svariati Ken e Barbie, cornice di fiori per la foto con Matteo Renzi, ritratti dei figli e l’immagine in bianco e nero di una signora elegante, la mamma. Barbara d’Urso porta la tuta, gira a piedi nudi. La regina della caltagironeide, moderna soap senza lieto fine al centro di Live Non è la d’Urso, che ha chiuso ieri, dei pomeriggi in cui si passa dal gallinaio ai diritti civili, a 62 anni è tonica come una ginnasta.
Tira su i capelli: «Guardi se sono rifatta, per favore». Non c’è traccia di cicatrici. Ha l’aria soddisfatta.
È stanca delle critiche ai suoi programmi?
«Ben vengano le critiche costruttive, perché devo continuare a imparare. Poi ci sono quelle distruttive, finché ci sono vuol dire che sono divisiva. Personalità forte: piaci e non piaci. Però se le persone intelligenti dicono qualcosa di cattivo mi feriscono».
Si pente di qualcosa?
«Di niente. Cerco di rappresentare la vita quotidiana, fatta anche di gente bizzarra come i miei opinionisti. Mi metto al posto di chi sta a casa: magari è triste, non ha una lira. Ho il dovere di informare, ma anche di regalare due risate».
Sempre col cuore in mano, ma è cinica.
«No. Vado dritta al punto perché altrimenti non potrei lavorare sotto una testata giornalistica. Affronto le cose con serietà».
La storia di Mark Caltagirone era partita come una farsa, poi che è successo?
«Barbara Palombelli ha detto che non sarebbe stata capace di mandare via Pamela Prati perché ha il cuore tenero. Da notizia di gossip è diventato un caso giudiziario: è partito tutto da Dagospia e l’ho cavalcato. Ho indagato, sono uscite cose tremende. Se ne sono occupati tutti, ma mi ha scritto la mamma di un bambino, il finto figlio del finto Caltagirone. Ho visto i video in cui diceva: “Ho il tumore”. Ovvio che vado avanti, è gravissimo. Da anni mi occupo delle truffe amorose su Internet».
La sua è considerata tv trash. Le dispiace?
«Ci ho fatto l’abitudine. Poi vedo cosa fanno su Rai 1 e penso: “Se l’avessi fatto io sarebbe successo il finimondo”. Un sacco di gente vorrebbe stare al posto mio. Alla gente cattiva mando pensieri positivi, se passa il tempo a dire cattiverie è infelice. Chi invidia sta peggio di me. Non è la d’Urso è stato un successo. Mi hanno chiesto di fare un talk in prima serata, ho risposto che stavo bene come stavo.
Ci hanno messo un anno per convincermi. Il format ce lo siamo inventati io e Ivan Roncalli.
L’azienda mi aveva chiesto il 12% di share, sono arrivata al 20%. Il mio hashtag è: “Pochissima spesa grandissima resa"».
Vive in tv. Com’è la sua giornata tipo?
«Mi sveglio alle 6 e 50, prendo una serie di gocce omeopatiche, mi spruzzo sotto la lingua ferro, alternando rame e oro colloidale.
Seguo un protocollo alcalino. Esco di casa alle 7.30, un’ora e mezza di danza classica, poi dalle 9.40 sono qui. Prima riunione Pomeriggio 5, poi Domenica live, Non è la d’Urso, Grande fratello. L’incubo sono i vestiti da provare. Vivrei in tuta».
Va mai a fare la spesa, sa come si vive oltre le telecamere?
«Certo. Coltivo le verdure che mangio, curo i fiori. Faccio una tragedia se muore una pianta».
Ha un cuore anche lei. La tv ha cambiato la sua percezione del mondo?
«Rispetto a quando facevo solo intrattenimento o La dottoressa Giò, sì. Mi occupo di cronaca e di politica, da me passa l’umanità più diversa. Ho portato avanti tante battaglie: per i diritti civili, contro la violenza sulle donne. Sembrerò presuntuosa ma so di essere stata fondamentale per la legge delle telecamere negli asili e nelle case di riposo. Ogni volta che è venuto Matteo Salvini gli ricordavo: “Le telecamere!"».
Berlusconi, Renzi, Salvini: perché è così entusiasta davanti ai politici?
«Sono venuti tutti: Pannella, Boldrini, Gentiloni, Letta, Bonino. Il mio approccio con i politici è simile a quello che ho con gli altri ospiti, cerco di farli stare a proprio agio.
Poi, a seconda di chi ho di fronte, scelgo i temi. Se devo dire a Salvini che non sono d’accordo sul congresso di Verona, glielo dico».
È vero che votava Pci? Berlusconi lo sa?
«Certo, Berlusconi è il più democratico di tutti. Ho votato sempre Pci, adoravo Berlinguer. Ho fatto la campagna elettorale di Veltroni. Il padre dei miei figli, Mauro Berardi, era di Rifondazione. Ero pazza di Bertinotti».
È ancora di sinistra?
«La sinistra ha deluso tutti, ma adesso stimo Nicola Zingaretti. Gli ho strappato una battuta, da me ha detto che questo governo è come Mark Caltagirone».
Over 60 con orgoglio.
Merito della genetica o della disciplina?
«La danza aiuta, ma conta la genetica. Sono fortunata».
Perché in studio usa le “luci d’Urso” che abbagliano?
«Forse per insicurezza».
A Mediaset le primedonne siete lei e Maria De Filippi. Sogna di condurre il Festival di Sanremo?
«Sanremo lo voglio fare. Tanto c’è tempo, sono piccola».
Cos’ha De Filippi che lei non ha?
«Un marito saggio come Maurizio Costanzo».
Le manca un marito?
«No, ma un’emozione sentimentale mi manca da tanto. Non faccio paura io, gli uomini si terrorizzano da soli. I giovani però, no. Mi vedo fidanzata con un fico, che abita in un’altra città o in un’altra nazione, anche meglio».

Da bambina voleva essere al centro dell’attenzione?
«Ero ipercinetica, il capobranco, il capocomitiva, il capo dei cugini. Mi chiamavano Titti e mi sgridavano sempre. “Titti andiamo a mangiare la pizza”. E io: “Dopo che facciamo?”. Poi quando da piccola tua madre si ammala e muore, ti devi mettere una corazza e mangiare il mondo, se no il mondo divora te».
Ha fatto analisi?
«Analisi freudiana, cognitiva, è stato un arricchimento culturale.
Mia madre viveva in una stanza dove non mi facevano mai entrare. Poi un giorno non c’era più.
Facendo analisi ho immaginato di sfondare quella porta chiusa».