Corriere della Sera, 20 giugno 2019
Le azzurre viste da Aldo Grasso
Rai1 ha trasmesso per la prima volta una partita della nazionale di calcio femminile, un evento. A raccontare la partita Italia-Brasile c’erano Tiziana Alla e Patrizia Panico, da bordocampo Giorgia Cardinaletti. Anche Sky Sport ha trasmesso la partita che ha permesso alla nostra Nazionale di proseguire il suo cammino, fin qui eccellente. Il racconto era affidato ad Andrea Marinozzi e Carolina Morace.
Non staremo qui a interrogarci se il calcio femminile riuscirà a mettere radici in un tessuto culturale fortemente dominato dai maschietti (il fascismo l’aveva vietato), né se il calcio sia uno sport adatto alle donne. Hanno tutta l’aria di essere discorsi molto polverosi. Più interessante, invece, interrogarsi sulla telecronaca visto che la scelta di Rai Sport è stata tutta al femminile. Qual è il difetto principale delle attuali telecronache, contro cui ci battiamo da anni? Sono ancora radiocronache, come se le immagini non avessero alcun valore. I telecronisti parlano troppo e i commentatori spesso s’ingarbugliano in un eccesso di spiegazioni tecniche. Per farla breve, tendono a essere loro i protagonisti della partita.
Seguendo Italia-Brasile abbiamo potuto constatare come le donne parlino di meno; forse per timidezza, forse per mancanza di confidenza, non importa. Meno parole e più spazio all’immagine, all’imprevedibilità del gioco, alla libertà di giudizio. Alcune cose sono ancora da limare (sempre che le telecroniste vogliano seguire una linea che si diversifichi dalla radiocronaca, sempre che non abbiano paura del silenzio): Patrizia Panico interveniva di frequente e non sempre in maniera appropriata; più attenta ed efficace Carolina Morace (anche se non bisogna fare previsioni: aveva appena detto che il Brasile non ci impensieriva quando l’arbitro ha assegnato alle brasiliane un generoso rigore). Mai dimenticare che telecronaca è sostantivo femminile.