Corriere della Sera, 20 giugno 2019
Le azzurre vincono anche in tv: 7 milioni di spettatori
Quando al 29esimo del secondo tempo l’arbitra Venegas fischia il rigore per il Brasile, al Pop, piccolo locale di Porta Venezia, a Milano, scende il silenzio. Qualcuno impreca. Due passanti si fermano a guardare. Dentro si trema. «Venduta», urla una signora sui cinquanta, frangetta corta e media chiara gelata in mano. «Manco Moreno nel 2002», aggiunge pensando all’arbitro che condannò gli azzurri all’eliminazione dai Mondiali in Corea del Sud. Martedì sera: per la prima volta nella storia Rai1 trasmette una match delle azzurre e per la prima volta questo baretto poco lontano dalla Stazione centrale ha allestito un maxischermo per seguire la partita in tv.
«Sono stati i nostri stessi clienti a chiederci di organizzare la serata – dice Milena Cannavacciuolo, una delle socie – Ragazze e ragazzi di tutte le età. E non solo appassionati di calcio». Qualcuno si è portato la bandiera dell’Italia, altri si sono dipinti il tricolore in faccia. «Sembrava quasi che centinaia di persone da anni non aspettassero altro che fare il tifo per queste ragazze». Per i motivi più vari. «Curiosità, senso di rivalsa per chi a calcio avrebbe voluto giocare ma è stata fermata dai pregiudizi o dalla mancanza di prospettive, solidarietà verso giocatrici che la gente sente più vicine rispetto ai calciatori milionari».
A meno di un chilometro c’è il Carlsberg Øl. Una birreria di Milano che quasi tutte le sere dell’anno trasmette il calcio (dei maschi). E anche qui la situazione non cambia. «Sin dalla prima partita contro l’Australia abbiamo avuto la sala piena», commenta Margherita Terragni, che lavora dietro il bancone. «Soprattutto donne ma anche uomini e famiglie». È un entusiasmo multiforme quello che da giorni avvolge le 23 ragazze che fino al mese scorso (quasi) nessuno conosceva. E che ha portato migliaia di persone a imparare i nomi del nostro portiere (o portiera...?), Laura Giuliani, delle goleador Barbara Bonansea e Cristiana Girelli, e della rocciosa capitana Sara Gama.
Un entusiasmo che martedì si è riversato anche in tv. Sei milioni e 525 mila spettatori hanno seguito la partita su Rai1 (29.3 % di share), 776 mila persone l’hanno fatto su Sky (3,5% di share). Totale: 7,3 milioni di tifosi. Più di Italia maschile-Grecia dell’8 giugno (qualificazione agli Europei, 5,3 milioni di spettatori e 28.8 % di share su Rai1).
«Sorprende soprattutto il dato di genere», sottolinea Massimo Scaglioni, docente di Economia e marketing dei media all’Università Cattolica. «Di solito il pubblico del calcio su Rai1 è fatto per la maggior parte da uomini. Martedì invece le spettatrici erano il 43%». Quasi la metà. «Si tratta di un pubblico adulto e soprattutto anziano: oltre il 40% aveva più di 65 anni. Ma qui siamo già più in linea con i dati di Rai1». Un successo che passa anche dai social, «dove le interazioni hanno superato quelle generate dalle puntate finali di programmi come Il Grande Fratello e The Voice», spiega Stefano Russo di Nielsen. Martedì sono state 315 mila; 570 mila per il match contro la Giamaica; 667 mila per l’esordio.
In un Paese dove 80 anni fa il fascismo vietò il calcio alle donne, c’è chi continua a sostenere che non è spettacolare come quello dei maschi. «La verità è che ogni parallelismo è inadatto», avverte Elena Proserpio Marchetti, 46 anni, c.t. della Nazionale femminile Under 19. Martedì ha guardato la partita insieme a una quarantina di ragazzine tra i 15 e i 17 anni, in ritiro a Castel di Sangro, vicino L’Aquila. «Quando le ragazze hanno cantato l’Inno ci siamo sgolate anche noi. Chissà, qualcuna di loro forse un giorno giocherà nella Nazionale maggiore. Vedere questa Italia in tv è un cambiamento epocale, lo aspettavano tutte. Ognuna di noi è un anello della catena. Là in Francia ci siamo tutte noi».