Corriere della Sera, 20 giugno 2019
Questo Modigliani è vero o falso? Polemiche sul ritratto di Celine Howard
Il ritratto di Celine Howard «è falso, la firma di Modigliani incerta, sgranata, pasticciata, ripassata due volte...», conclude il consulente dell’accusa; «opera autentica, documentata fin dalla creazione», replica quello della difesa. Opposti giudizi anche per «Maria», un olio su cartone coperto da 28 milioni di dollari di polizza: «Pessimo tentativo di copiare il dipinto del maestro», «opera autentica, mai una contestazione». La vetta si tocca con il ritratto di Hanka Zborowska, moglie del maggior mecenate dell’artista livornese, un dipinto notificato nel 1972 dallo Stato italiano con la firma della Direzione delle Belle Arti del Ministero dell’Istruzione che l’ha dichiarato di interesse nazionale: «Il viso, l’orecchio, il collo sono stati realizzati con colori di un’altra epoca. È grossolanamente contraffatta.....», sferza l’esperto del pm; «tutto documentato sin dalle origini», sostengono invece i professori che hanno analizzato l’opera per conto della proprietà.
Insomma, su Modigliani è battaglia di perizie ed è uno scontro fra titani, storici dell’arte, dirigenti del Ministero, docenti universitari, Ris dei carabinieri, con i quali hanno lavorato addirittura l’Fbi e il Consiglio nazionale delle ricerche. Il tutto emerge nel giorno in cui la procura di Genova ha depositato il decreto di citazione diretta a giudizio per la vicenda delle 21 opere d’arte sequestrate nel luglio 2017 al Palazzo Ducale dove era in corso una mostra sull’artista. Dal sequestro è scaturita la più imponente indagine mai fatta al mondo su Modigliani, che ipotizza l’accusa di truffa, falso e contraffazione. A processo andranno in sei: Joseph Guttmann, mercante d’arte ungherese e titolare della Global Art Exibitions di New York; Rudy Chiappini, curatore della mostra; Massimo Vitta Zelman, presidente di MondoMostre Skira, organizzatore dell’evento; Nicolò Sponzilli e Rosa Fasan, sempre di Skira, e Pietro Pedrazzini, proprietario di un’opera.
Si tratta di un’indagine sorprendente, per varie ragioni. Sorprende la condanna di dipinti che sono stati esposti per decenni in giro per il mondo, Roma, Seul, Bonn, Mosca, Lugano... Sorprende il numero delle opere d’arte sotto accusa, 20 (una è stata dissequestrata e riconsegnata). E sorprende che a sottoscrivere la falsità (nessuno però boccia in blocco tutte le opere) siano ben cinque consulenti che hanno prodotto quattro distinti documenti per il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio. Si tratta di Maria Stella Margozzi, storica dell’arte dal 1993 al Ministero dei Beni Culturali, di Marie-Pierre Etchevarry e Tiziana Mazzoni, esperte scientifiche, della grafologa Ilaria Gozzi che ha una certezza: «La firma è falsa su almeno undici opere»; di Isabella Quattrocchi, consulente di varie procure che ha bocciato buona parte dei dipinti; dei carabinieri della Sezione di chimica del Ris di Roma che hanno concluso che «13 opere non sono coerenti con il periodo storico al quale sono state attribuite», e cioè al periodo di attività di Modigliani, morto nel 1920.
Per gli inquirenti esiste un sistema di diffusione di opere false sul mercato attraverso la partecipazione a mostre e l’inserimento del «falso» a una determinata collezione, in modo da essere accreditata agli occhi della comunità scientifica. Un esempio? «Dal 1995 a oggi Guttmann è riuscito a far crescere il valore del «Nudo di Celine Howard» da 250 mila dollari a 42 milioni di euro». Sul ritratto di Hanka Zborowska, certificato dallo Stato, la proprietaria, Giuseppina Antognini, ha messo in campo l’avvocato Luca Troyer e i professori Paolo Baldacci e Mattia Piatti. «L’autenticità è indubbia», hanno concluso.
E sempre un professore, Valerio Terraroli, docente di storia della critica dell’arte all’università di Pavia, ha lavorato sulla vicenda per conto di Vitta Zelman di MondoMostre Skira, difeso dagli avvocati Gregorio Gitti e Fabrizio Sardella. «La selezione delle opere da esporre è stata effettuata su documentazioni pubblicate, note e pienamente attendibili, tali da fornire al curatore la ragionevole certezza della loro autenticità – ha concluso Terraroli – A conferma del rigore metodologico è stata fatta la scelta di non esporre ulteriori 23 opere reperite nel corso della ricerca per la mostra, proprio a causa di carenza di sufficienti requisiti documentari». Altri 23 dipinti incerti. Un dato, anche questo, che dà l’idea di cosa si muova dietro a Modigliani.
«In ogni caso – fanno notare i legali di Zelman – la selezione delle opere da chiedere in prestito compete al curatore, non all’organizzatore, che svolge un ruolo operativo e non interviene mai direttamente nella scelta delle opere. L’organizzatore ha solo scelto, questo sì, il curatore, il professor Chiappini, per oltre 20 anni direttore del Museo d’arte moderna di Lugano e curatore di mostre di respiro internazionale. Inoltre le richieste di prestiti formali sono state scritte congiuntamente da MondoMostre Skira e Palazzo Ducale».
Alla vigilia del centenario della morte, su Modigliani tira aria di bufera.