Corriere della Sera, 20 giugno 2019
Yana Peel, la mecenate dell’arte e paladina dei diritti umani che finanziava le app spia israeliane
È un intrigo internazionale che ha portato alla caduta della regina delle arti di Londra, la direttrice della Serpentine di Hyde Park, la più prestigiosa galleria della capitale britannica. Perché si è scoperto che Yana Peel, una delle figure più rappresentative della scena culturale londinese, era anche la comproprietaria della società informatica israeliana che produce un software-spia usato dai regimi dittatoriali per mettere sotto controllo i dissidenti.
Ma andiamo per ordine. Qualche mese fa si apprende che la Nso, un gruppo israeliano, commercializza un programma che è in grado di insinuarsi in WhatsApp, la popolare app di messaggistica, e mettere sotto controllo i telefoni degli utenti. Grandi polemiche, perché il software è stato venduto a regimi autoritari in giro per il mondo, Arabia Saudita in testa.
Ma la scorsa settimana il quotidiano Guardian rivela che la Nso è controllata dalla Novalpina Capital, una società di investimento i cui comproprietari sono Yana Peel e suo marito Stephen, un uomo d’affari inglese. E lunedì Yana è costretta a lasciare la direzione della Serpentine Gallery.
Le dimissioni
La donna di origine russa si è dimessa dalla guida della Serpentine Gallery a Kensington
Ma chi è Yana Peel? Si tratta di una signora russa nata 45 anni fa nell’allora Leningrado (oggi San Pietroburgo): Peel è il cognome del marito. Lei è cresciuta a Toronto, in Canada, e ha poi studiato economia alla London School of Economics. La sua carriera parte dalla finanza: lavora alla banca d’affari Goldman Sachs, di cui è vice-president. Ma nel 2000 entra a far parte del Serpentine Council, il circolo di sostenitori della famosa galleria: nel 2015 entra nel consiglio di amministrazione e l’anno successivo è nominata direttore esecutivo.
L’aspetto più sconcertante della vicenda è che Yana Peel non è solo una mecenate dell’arte, ma anche una paladina dei diritti umani. L’anno scorso ha fatto parte della giuria dei premi assegnati dall’Indice sulla Censura, un gruppo che si batte per la libertà d’espressione nel mondo. «Se è vero, è estremamente deludente – hanno commentato loro —. Eravamo inconsapevoli del fatto che un’azienda da lei posseduta producesse un software-spia usato per mettere nel mirino le persone la cui libertà lei diceva di sostenere».
Ma non è tutto. Perché in passato Yana aveva descritto la Serpentine come «uno spazio sicuro per idee poco sicure» e questo mese parteciperà a un’iniziativa delle Nazioni Unite sui diritti umani che è rappresentata da Ai Weiwei, l’artista-dissidente cinese. Il gruppo israeliano Nso è stato fortemente criticato da Amnesty International per il suo coinvolgimento nella repressione dei diritti umani. E un dissidente saudita che vive in Canada gli ha fatto causa sostenendo che il loro software era stato usato per intercettare il suo telefono e le conversazioni con l’altro dissidente saudita, Jamal Khashoggi: quello poi ammazzato dai sicari di Riad. Mentre un’altra azione legale è stata intentata da un gruppo di attivisti messicani, che sostengono di essere stati spiati dal loro governo grazie al software degli israeliani.
Contraddizione
Yana Peel non è solo una mecenate dell’arte, ma anche una paladina dei diritti umani
La Novalpina capital, la società dei coniugi Peel, ha reagito dicendo che farà in modo di assicurare che «la tecnologia della Nso sia usata solo per scopi legali».
Ma Yana ha denunciato «gli attacchi personali contro di me e la mia famiglia basati su resoconti giornalistici inaccurati» e ha parlato di una «campagna di lobbying». «Ho dedicato la maggior parte della mia vita professionale – ha aggiunto – al servizio pubblico nel settore della cultura. Il lavoro della Serpentine non può essere messo a repentaglio così».