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 2019  giugno 20 Giovedì calendario

Periscopio

Mettere soldi nelle tasche degl’italiani? Attraverso le toppe. Dino Basili. Uffa News.Non si illudano gli zingarettiani di spingerci fuori dal Pd. Noi non ce ne andiamo. Alessia Moriani, deputata del Pd, renziana. Corsera.
Zeffirelli, un artista che rifiutò il guinzaglio. Titolo di prima pagina di Libero.
Franco Zeffirelli mi odiava. Ho fatto per quarant’anni il critico musicale, e ho attaccato alcune regie liriche sue risibili e demagogiche. Perché era un retore. Si fingeva cattolico, figuriamoci. Si fingeva un adepto di «Dio-Patria-Famiglia». Figuriamoci. Ha fatto il parlamentare per Berlusconi, disprezzandolo: avevano troppi tratti in comune, e Zeffirelli lo fiutava, essendo più intelligente di lui: con quella antipatica intelligenza dei toscani. Infine, e qui c’è da scompisciarsi: se c’era una recchia, ma proprio una recchia, non un omosessuale (termine clinico che peraltro mi spiace), era lui. Ma da quando s’era costruito un’immagine perbenista, raccontava panzane del tipo: avrei un’inclinazione spirituale ma, da cattolico, non l’ho mai praticata. Si è fatto i più bei ragazzi italiani, dagli anni Cinquanta in poi, etero e omosessuali, preferibilmente etero, e sposati. Paolo Isotta. Fatto quotidiano.
Che bisogno hanno i gay di scendere in piazza vestiti come mignotte deficienti e organizzare sfilate al confronto delle quali il Carnevale di Viareggio è l’esaltazione della sobrietà? Cosa pensano di ottenere mostrando pubblicamente il culo e le tette finte? Vittorio Feltri. Libero.
Quando continuano a esserci casi di gip che copiano e incollano le richieste dei pubblici ministeri, senza effettuare la valutazione autonoma che il codice prescrive, si ha la conferma che tra la funzione inquirente e quella giudicante occorre una linea molto più netta. Fausto Carioti. Libero.
Nel 1994 lasciai la Lega perché era degenerata. Mi salvai con pochi altri. Quelli che rimasero furono poi coinvolti persino nelle ruberie del Mose. La loro etica era diventata questa. Franco Rocchetta ex leader della Lega (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Infine, dopo la cacciata del padre dal partito (2015) e la rinascita del Front col nuovo nome di Rassemblement National (2018), Marine Le Pen ha ridefinito la sua posizione sull’Ue. Condannando l’attuale «progetto tecnocratico e totalitario, contrario alle nostre libertà», ha riproposta pari pari la visione che De Gaulle ne aveva mezzo secolo fa: una Unione paneuropea che includa la Russia. Questa è Marine Le Pen, in prospettiva grande alleata di Matteo Salvini. Ci si riconosceranno i populisti italiani? Giancarlo Perna, saggista politico. LaVerità.
Secondo me Chatwin fu straordinario. Il suo modello era Robert Byron. Scriveva ciò che vedeva e allargava con gli occhi della fantasia. Non a caso fallì nel momento in cui volle scrivere una teoria del nomadismo. Non era uno scrittore astratto. Quando parlò di questa difficoltà a mio marito, Grisha gli disse: fai quello che hai sempre fatto. Beatrice Monti von Rezzori. Antonio Gnoli. la Repubblica.
In vent’anni il numero dei pazienti accolti negli ospedali francesi è più che raddoppiato. L’anno scorso hanno superato i 22 milioni di ricoveri. A furia di tirare la corda, medici e personale ausiliario sono stremati mentre i malati perdono la pazienza, i ritardi nelle sale di accettazione durano spesso molte ore. Yves Thréard. Le Figaro.
Marx era un borghese tedesco, laureato in un’università prestigiosa, poliglotta, tra gli uomini più colti del suo tempo, senza il becco di un quattrino, ma sposato con una donna dell’alta società, disprezzava sia Michail Bakunin (un aristocratico da abbattere assieme a tutti gli altri parassiti membri della sua classe sociale) sia Proudhon (un prolétaire da emancipare, e che nel frattempo, mentre il comunismo matura col tempo e le nespole, è bene che stia al suo posto, ai piedi del maestro). Diego Gabutti, Cospiratori e poeti – Dalla Comune di Parigi al Maggio ’68. Neri Pozza, 2018.
Sono stato a cena a casa di Renato Vallanzasca, con una collega, Cristiana Lodi. Non è più il bel Renè, ha la bocca sfasciata, cicatrici, ma dopo 40 anni di carcere, undici in isolamento, è ancora lui. Gli ho tastato i bicipiti. Sono duri come un sasso. Ma non farebbe più male a una mosca. Mi ha racontato, ridendo, che la prima volta che, dopo decenni, gli avevano dato un permesso, ha inforcato una bicicletta ed è caduto subito. Non ci sapeva più andare. Ultimamente è diventato persino patetico con quel maldestro furto al supermarket, indegno dell sua straordinaria e affascinante storia di bandito. Massimo Fini, Una vita. Marsilio, 2015.
A Dunaika piaceva l’idea che la guerra andasse avanti così, stolidamente, per forza d’inerzia. Durava da quasi cinque anni, e quindi era già diventata più lunga di quell’altra, che a tutti era parsa lunghissima. Era un po’ come se, nella steppa o nella taiga, l’inverno si fosse dimenticato di finire, gli animali di svegliarsi dal loro letargo, la neve e il ghiaccio di sciogliersi, il sole di risalire all’orizzonte e di portare la primavera. Carlo Sgorlon, L’armata dei fiumi perduti. Mondadori, 1985.
All’aeroporto un’anziana e mansueta signora continua a passare fra le due colonnette del controllo, facendo lampeggiare la spia. La signora consegna la borsetta, la cintura, chiede se deve togliersi anche gli anelli, gli anelli no, riprovi pure, signora. La signora ripassa e la spia lampeggia implacabile. L’agente indaga un po’ imbarazzato, ha qualche chiave nelle tasche, un borsellino? La signora, quasi piangendo, dice che non ha più niente di metallo. Neanche giarrettiere, aggiunge con rabbia, porto i collant. I passeggeri in coda fremono, stanno perdendo tutti gli appuntamenti. Uno perde la calma e grida all’agente: «La faccia arrestare, non vede che faccia da dirottatrice?». L’agente non raccoglie, continua a far passare e ripassare la signora che lampeggia. La signora ha un’illuminazione: «Ho il busto con le stecche, ecco, che cosa vuole, che mi tolga il busto?». È distrutta. Luca Goldoni, Esclusi i presenti. Mondadori, 1973.
La neve si è impossessata del grande bosco svuotandolo di ogni suono. Tutto pare immoto nel colonnato di fusti che va a dissolversi in un cielo di nuvole basse. Un cavaliere, infrangendo un intrico di cespugli di ghiaccio, viola la sacralità del luogo. Pupi Avati, Cavalieri che fecero l’impresa. Mondadori, 2000.
Convivenza e coesistenza, comunque, per definizione, mai? Tolleranza reciproca, no davvero? Lotta – per lo più – «dura»? E per lo più su cazzate? Alberto Arbasino, Un paese senza. Garzanti, 1980.
Il saccente è un dittatore del sapere. Roberto Gervaso. Il Messaggero.