Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  giugno 20 Giovedì calendario

Anniversario di due Costituzioni. Cento anni da quella di Weimar e settant’anni da quella della Germania occidentale

Anno fitto di storici anniversari per la Germania. I trent’anni dalla caduta del muro, il 9 novembre del 1989. Nel 1949 nacque la Repubblica federale, e anche l’altra Germania, la Ddr comunista. Ed è anche l’anniversario di due Costituzioni, i cento anni di quella di Weimar, e i 70 anni di quella della Germania Ovest. Alla Costituzione di Weimar, nata il 31 luglio 1919 ed entrata in vigore l’11 agosto 1919, si attribuiscono tutti i mali, un eccesso di democrazia che portò all’arrivo di Hitler. In realtà è giudicata una delle più belle Costituzioni mai scritte, e le colpe caso mai furono di coloro a cui toccava rispettarla e metterla in pratica. Troppi partiti e troppo litigiosi, e Hitler – non va dimenticato – giunse democraticamente al potere. E, sempre democraticamente, fino all’ultimo sarebbe stato possibile fermarlo. Era una Costituzione impregnata di ideali ottocenteschi.
La Repubblica federale nasce senza un trattato di pace, di fatto sempre occupata dagli alleati vincitori. E i padri costituenti riuniti a Bonn, capitale ritenuta provvisoria, preferirono al termine Verfassung, Costituzione, quello di Grundgesetz, traduzione della lex fundamentalis latina. Legge fondamentale, ma una Costituzione che ha ben funzionato in questi 70 anni.
Noi continuiamo a rimproverare alla nostra Costituzione i problemi che ci affliggono, benché le due Carte, italiana e tedesca, siano quasi simili, per il semplice motivo che furono controllate dalle potenze vincitrici, che volevano evitare una rinascita del nazismo e del fascismo. E la nostra funzionerebbe se venisse rispettata. Le modifiche volute da Renzi e bocciate dagli italiani, qualunque sia il giudizio, non sarebbero necessarie.
La Grundgesetz nata in riva al Reno si preoccupa di evitare l’instabilità di Weimar con una legge elettorale complessa che pone uno sbarramento (al 5%), e allo stesso tempo cerca di tutelare le minoranze. Ogni cittadino ha due voti, uno per il partito, e il secondo per un candidato che può essere di una compagine diversa. E se un partito ottiene tre mandati diretti la clausola del 5% non vale più, e ottiene tanti rappresentanti in percentuale ai voti ricevuti. È evidente che un partito non può mettere in lista «nani e ballerine» se vuole evitare di essere punito dagli elettori. Anche noi, in seguito, abbiamo introdotto uno sbarramento, ma all’italiana: ci si mette insieme prima del voto, e si torna a dividersi dopo. Nessuna legge funziona se non viene rispettato il suo spirito.
Altra norma importante, la Grundgesetz impone che i partiti abbiano un ordinamento interno democratico. I leader non possono gestire il potere come gli pare, dimenticando la base. I nostri padri costituenti si occuparono dei sindacati, ma finsero di dimenticare i partiti. Come escludere il Msi senza vietare il Pci? Impossibile.
Infine, c’è un articolo della Grundgesetz che avrebbe cambiato la nostra storia politica: il voto di sfiducia costruttivo. Non basta mettere in minoranza un governo per farlo cadere, ma bisogna presentare un’altra possibile maggioranza. Questo spiega perché in 70 anni la Germania abbia avuto solo otto cancellieri, e che Helmut Kohl abbia resistito al potere per 16 anni e Frau Angela da 14. I nostri primi ministri dal 1946 sono stati 29, ma i governi molti di più, 65, quasi uno all’anno.