il Fatto Quotidiano, 19 giugno 2019
Intervista a Valeria Golino
“Un premio in quanto regista donna? Non per me, grazie”. Per fortuna il Ciak d’Oro – Colpo di fulmine che Valeria Golino si è meritata ieri sera per Euforia è ben distante da tale motivazione, e infatti ha suscitato il sorriso dell’autrice e attrice italo-greca. Che tuttavia non manca di fare le sue valutazioni sulle quote rosa e su “questo tempo importante” per la posizione della donna nella società, rivelando anche una prossima stagione di cinema italiano e internazionale dove sarà assoluta protagonista.
Quanta euforia le ha portato questo Ciak d’oro così speciale?
Un Colpo di fulmine a un film che si chiama Euforia suona psichedelico! Scherzi a parte sono sinceramente felice. Non so chi l’abbia deciso, penso la redazione, è un premio allegro, un gesto d’affetto e credo di stima verso di me e di apprezzamento verso il mio film.
Soprattutto non è un premio a Golino “in quanto” regista donna.
Appunto. Fosse stato così avrei risposto “no, grazie, non per me. Datelo ad altri”. Non penso sia ancora necessario ribadire al mondo che non siamo dei panda o delle tigri bianche in via d’estinzione da proteggere. È deprimente se non allarmante ritrovarsi a ripetere questi concetti.
Ormai i maggiori festival hanno firmato la famosa carta dei 50 +50 per il 2020 per equiparare la presenza di genere fra registi. Servirà a cambiare le cose in profondità?
Anzitutto spero ci siano abbastanza registe donne con delle opere di qualità da presentare ai festival per onorare e giustificare la loro presenza. Costringersi a prendere dei film solo perché sono girati da donne è un’offesa per tutte noi. Dunque la speranza è che, prima di tutto, le donne possano realizzarli questi film e in seconda battuta farsi rispettare nelle selezioni festivaliere. Le questioni legate alle donne nel mondo del lavoro sono sempre state complesse e controverse, questo però è un tempo importante per noi e non dobbiamo sprecarlo. Ma bisogna distinguere gli ambiti.
In che senso?
Nel senso che ci sono modalità diverse affinché questo cambiamento culturale in corso – che riguarda tutte e tutti – sia effettivamente agevolato. Ad esempio la carta del 50 + 50 è una delle tante mosse, magari un po’ goffe, per iniziare in qualche modo a modificare la situazione. Si tratta di una nuova regola che aspira a “normalizzare” la presenza femminile nel mondo dell’audiovisivo ma non dimentichiamo che molte cose vanno legiferate a livello politico. Mi riferisco al tema principale che riguarda le pari opportunità degli stipendi e naturalmente coinvolge tutti gli ambiti e settori. Ci vuole una legge perché la parità diventi concreta e irreversibile, e trovo incredibile serva ancora parlarne.
Tornando alla sua attività di sceneggiatrice e regista, può rivelarci qualcosa sul suo terzo film?
Ho appena cominciato con le mie sceneggiatrici e onestamente siamo ancora in alto mare, proprio in quella fase di magma creativo piena di confusione e di idee. Però posso dire che stiamo lavorando sulla vita di una donna a inizio secolo, quindi sarà un film in costume ma non di genere storico.
A Cannes l’abbiamo ammirata nel film di Céline Sciamma, “Portrait de la jeune fille en feu”, prossimamente anche nelle sale italiane. E poi dove la vedremo?
Prestissimo nell’esordio alla regia di Igort, 5 è il numero perfetto, accanto a Servillo e Buccirosso. Poi nel nuovo lavoro di Gabriele Salvatores, Se ti abbraccio non aver paura, con Santamaria e Abatantuono, in quello molto “sperimentale” dell’americano ma cosmopolita Jonathan Nossiter al fianco di Nick Nolte (di cui interpreto la moglie), Alba Rohrwacher e Charlotte Rampling e infine nella nuova e attesa opera di Costa-Gavras sulla crisi economica in Grecia tratta dal libro di Yanis Varoufakis, Adulti nella stanza. Lì ho il ruolo della moglie dell’ex ministro delle Finanze e – finalmente per la prima volta – recito in greco, la mia seconda lingua.