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 2019  giugno 19 Mercoledì calendario

Andrea Camilleri visto da Vittorio Feltri

Andrea Camilleri è in punto di morte e probabilmente se ne andrà presto, come è ovvio che sia: un uomo, benché bravo nel suo mestiere, essendo giunto a 94 anni pur fumando montagne di sigarette (alla faccia degli antitabagisti), più che vecchio non può diventare. A tutti tocca andare al cimitero, lui non fa eccezione come non la farò io. Attendo il trapasso senza fretta, però so che arriverà. Mi preoccupa il modo. Più che il decesso temo la sofferenza che esso spesso comporta. Chiunque vorrebbe tirare le cuoia durante il sonno, non rendendosene conto. Ciò detto mi affretto a dire che Camilleri, per quanto comunista, aveva un talento notevole di narratore che me lo rendeva simpatico. Egli ebbe un gran successo quando aveva superato i 70 anni. Non è una bella cosa affermarsi in età pensionabile, ciononostante è sempre meglio che non affermarsi mai. Alcune sue opere si inseriscono perfettamente nella tradizione letteraria siciliana, cito a capocchia Pirandello, Verga, Sciascia e ne trascuro altri per brevità. D’altronde la lingua italiana si è sviluppata in Sicilia per merito di Federico II di Svevia, sebbene in seguito sia stato ufficialmente adottato l’idioma toscano o, meglio, fiorentino. Segno che gli isolani padroneggiano il lessico e non stupisce che palermitani e catanesi siano diventati scrittori importanti, fondamentali. Le capacità affabulatorie di Camilleri non sono in discussione, la struttura matematica dei suoi racconti è esemplare e ammirabile. Ma la sua testa matta, oltre che affascinante, desta qualche perplessità. Non riusciva a capire che il marxismo era già marcio ancor prima di imporsi. E quando esso si rivelò una bufala e svanì quale neve al sole, Andrea non ebbe la forza di riconoscerne il fallimento brutale. Rimase rosso ma non di vergogna. Egli ha rivendicato fino all’ultimo la sua adesione al bolscevismo. Tuttavia l’arte non ha bandiere, e quella di Camilleri va riconosciuta per quello che è: mirabile. Non tutta, ma quasi. Oggi, di fronte alla probabilmente prossima fine, riconosciamo allo scrittore ogni merito tecnico e a lui ci inchiniamo. L’unica consolazione per la sua eventuale dipartita è che finalmente non vedremo più in televisione Montalbano, un terrone che ci ha rotto i coglioni almeno quanto suo fratello Zingaretti, segretario del Partito democratico, il peggiore del mondo