Libero, 19 giugno 2019
La rivolta (inutile) degli spazzini. In un anno 411 agitazioni proclamate dagli operatori ambientali e 230 effettuate. Ma in alcuni casi non li pagano da mesi
Ieri, a Valle di Maddaloni, comune che non raggiunge i tremila abitanti in provincia di Caserta, è cominciato lo sciopero degli addetti alla raccolta differenziata del cantiere di Valle di Maddaloni. L’azienda, Ecologia e servizi Italia Srl, già lo scorso marzo aveva scatenato l’ira dei suoi cinque dipendenti, a Pimonte, dieci chilometri a sud di Castellammare di Stabia, perché non aveva pagato gli ultimi due stipendi. A Melito di Porto Salvo, costa meridionale della Calabria, sono 48 le ore di astensione dal lavoro ai danni di Locride Ambiente, società mista pubblico/privato che ha come soci i comuni per la parte pubblica e un partner privato, Ecologia Oggi. La causa: «Mensilità di stipendi arretrati». La Roma Costruzioni Srl, la ditta che gestisce il servizio di raccolta differenziata a Ficarazzi, mezz’ora di macchina da Palermo, ha ricevuto una comunicazione di sciopero per mancate retribuzioni. Altra comunicazione di sciopero è arrivata alla Nova Ecology, a Casagiove, Caserta, anche in questo caso per mancate retribuzioni. Da oggi a fine giugno, sono altri otto gli scioperi proclamati che riguardano il settore dell’igiene ambientale, e tutti al Sud o nelle isole (Gioia Tauro, Naro, Sciacca, Canicattì, Mola di Bari, Mazzarino, Nola). La situazione descritta è in linea con i dati del 2018: l’anno scorso, infatti, sono stati 411 gli scioperi proclamati, 230 quelli effettuati, contro i 188 del 2017. Sono 0,6 scioperi al giorno, la maggior parte dei quali concentrati nelle regioni meridionali, soprattutto in Campania e in Sicilia. IN CONTROTENDENZA Che cosa sta succedendo ai lavoratori dell’igiene ambientale? I dati, presentati in Parlamento dal presidente della Commissione di garanzia dello sciopero, Giuseppe Santoro Passarelli, saltano all’occhio perché sono in netta controtendenza rispetto a quelli degli altri servizi pubblici essenziali. Nel 2018, infatti, in generale si è scioperato di meno rispetto al 2017: 2.109 le proclamazioni, di cui 312 illegittime, contro le 2.448 del 2017; in flessione sono anche gli scioperi realizzati, 1.389, rispetto ai 1.616 dell’anno precedente. La conflittualità è diminuita, nello specifico, nel trasporto urbano e in quello aereo, è aumentata nel trasporto ferroviario, nelle Regioni e nella scuola; per quanto riguarda questi ultimi, però, le variazioni sono state minime (settore regioni e autonomie locali 101 astensioni rispetto alle precedenti 96, nel comparto scuola si è passati da 26 a 32 e università da 2 a 14). Insomma, a crescere notevolmente è stato solo il settore dell’igiene ambientale. Ora, se è pur vero che dietro il conflitto, spesso, «c’è la proliferazione di sigle sindacali poco rappresentative, che usano lo sciopero come arma per ottenere visibilità», spiega Santoro Passarelli, «la principale causa di insorgenza del conflitto, nell’Italia meridionale è il ritardo nel pagamento degli stipendi ai lavoratori». COMUNI INSOLVENTI Il problema a volte è scatenato dall’azienda stessa, come è accaduto a Scicli lo scorso 20 maggio, quando il sindaco Enzo Giannone informò che il Comune era in regola con i pagamenti alla ditta appaltatrice, eppure i dipendenti non percepivano lo stipendio. In altri casi, invece, è proprio il Comune a risultare insolvente, a causa, a sua volta, del mancato pagamento della tassa sui rifiuti o dei contributi delle Regioni: a Pedara, per esempio, in Sicilia, l’amministrazione dovrebbe saldare a Ecolandia, l’azienda appaltatrice del servizio di nettezza urbana, fatture per oltre un milione e centomila euro. Al Nord, invece, spiega ancora Santoro Passarelli, il conflitto «è originato dall’eccessiva segmentazione del servizio, con il massiccio ricorso al subappalto e il fiorire di Cooperative sociali che operano con il ricorso a mano d’opera a basso costo oppure applicando alle maestranze, contratti peggiorativi, come il Contratto collettivo nazionale di Pulizie e Multiservizi agli operatori ecologici».