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 2019  giugno 19 Mercoledì calendario

Toy Story For President

Un giocattolo che nasce dai rifiuti, un’eroina, la pastorella di ceramica Bo Peep, che da lezioni di coraggio ai compagni d’avventura, i quali, se maschi, sono puntualmente indecisi, spauriti o in crisi d’identità, un protagonista che si ribella al destino di servitore e sceglie la libertà, con tutte le sue incognite. Il capitolo quattro della saga di Toy Story, diretto da Josh Cooley e prodotto da Jonas Rivera con Mark Nielsen, condensa i punti cardine del dibattito contemporaneo. È ambientalista, femminista, democratico e anti-sovranista. Se il mattatore Woody non fosse una delle più riuscite creazioni della fabbrica Disney Pixar, potremmo prevedere per lui un futuro di candidato alla presidenza degli Stati Uniti, sarebbe il rivale perfetto di Donald Trump.
 «Ho trovato quest’ultimo film particolarmente sottile – dice Corrado Guzzanti, voce del motoclista acrobata Duke Caboom – e con molti ingredienti in più rispetto ai precedenti. Direi che, stavolta, il racconto è filosofico e esistenzialista. I personaggi affrontano il loro dramma comune, e cioè quello di esistere solo se sono desiderati da un bambino».
L’assenza di Frizzi
Nella sua prima volta senza la voce di Fabrizio Frizzi (al suo posto ci sarà Angelo Maggi, doppiatore storico di Tom Hanks che anima il personaggio nella versione Usa), lo sceriffo Woody sceglierà di farsi in quattro per salvaguardare l’esistenza di Forky, giocattolo atipico e sbilenco creato dalla piccola Bonnie. Un diverso, messo insieme con resti di spazzatura, per cui, però, in nome dell’affetto per la bambina, Woody è pronto a mobilitarsi, aiutato dai suoi amici di sempre: «Mi è piaciuta molto – dice Luca Laurenti che presta la voce a Forky – l’idea di un gioco creato dalla fantasia, oggi i bambini sono abituati solo a giocattoli perfetti. Forky comunica allo stesso tempo tristezza e allegria». 
L’avventura di Toy Story 4 (nei cinema il 26 distribuito da The Walt Disney Company Italia) si snoda in un Luna Park delle meraviglie dove, accanto alla ruota gigantesca e alla giostra luminosa, c’è un negozio di vecchi balocchi, un ambiente malinconico e spettrale dove, assistita da inquietanti marionette, vive una bambola d’altri tempi, un’ex-diva Anni 50, una specie di Norma Desmond, incattivita dalla solitudine e pronta a tutto pur di trovare qualcuno che si innamori di lei: «Abbiamo scelto – spiega il direttore della fotografia JC Calache – di farla accompagnare sempre da un colore verde leggermente malaticcio. Ogni volta che il pubblico vedrà quella luce verde, avrà un brutto presentimento, dietro l’angolo potrebbe esserci Gabby. Volevamo che il pubblico provasse la stessa paura di Woody».
La colonna sonora
Eppure anche Gabby mostrerà, alla fine, il suo lato umano, proprio per ribadire quel messaggio di amore e di accettazione che attraversa l’intera vicenda. «Quando è uscito il primo Toy Story avevamo uno o due anni – raccontano Benji e Fede, le due ranocchie della storia, interpreti della coverHai un amico in me -, è stato un onore poter intonare una canzone storica che, nella sua semplicità, dice tanto. Il film è pieno di metafore e messaggi, il personaggio di Woody l’abbiamo visto un po’ come un fratello maggiore, o come quelle madri che sono sempre lì, pronte ad aiutarti, anche senza farlo vedere».
Su tutti aleggia, con la sua carica indimenticabile di umanità e simpatia, l’ombra della personalità di Frizzi: «Era una persona incredibile – rievoca Riccardo Cocciante, che interpreta il nuovo branoNon permetto -, semplice, alla mano. Abbiamo cantato insieme, mi chiedeva sempre “ma io non sono capace, cosa devo fare?”. Voglio ringraziarlo anche oggi per essere stato l’amico di tutti, averlo perso è un grande dispiacere». Per Massimo Dapporto (voce di Buzz Lightyear) quella di Frizzi è stata «una perdita importante. Era dotato di grande pulizia interiore, caratteristica rara nel nostro ambiente. Ci ha lasciato una lezione fondamentale. Ancora adesso, quando sono arrabbiato e penso alla sua risata, mi viene di fare come quando lo avevo davanti e mi mettevo a ridere insieme a lui».