Corriere della Sera, 19 giugno 2019
La Scala si prepara all’arrivo di Meyer ma Pereira resta
Il consenso «c’è». Chi sia il futuro sovrintendente della Scala, però, il sindaco dice solo che ce lo «possiamo immaginare». Ma non serve una fervida fantasia per scrivere il nome di Dominique Meyer, attuale direttore dell’Opera di Vienna. Quanto ai tempi di uscita dell’attuale sovrintendente, Alexander Pereira, e di entrata – in affiancamento o meno – del nuovo, li sapremo in un altro Cda fissato per il pomeriggio del 28 giugno.
Per un teatro che ieri sera ha messo in scena la prima de I Masnadieri – opera di intrighi, doppi giochi e rimorsi – la non-dichiarazione del sindaco e presidente del Cda della Scala di ieri è quanto di più appropriato: che Pereira non sarebbe stato rinnovato per cinque anni era noto, che un successore dovesse esserci era implicito, che fosse Meyer era ormai probabile ma, nonostante il cosiddetto «consenso», non viene ufficializzato il nome. Oggi il sindaco dovrebbe telefonargli «per mettere a punto i dettagli», ha dichiarato. Ovvero i tempi di arrivo. Meyer è in scadenza alla Staatsoper a fine 2020, quando gli subentrerà Bogdan Roscic. E qui siamo al punto più delicato, ovvero modi e tempi dell’addio di Pereira, che ha già progettato le stagioni sino al 2022 e incassato l’endorsment del direttore musicale, Riccardo Chailly, per un suo addio solo in questa data. In caso di mancato prolungamento sino al 2022 non si può escludere un burrascoso passaggio di consegne, che fa tornare alla mente quello del 2005 tra Fontana-Meli-Lissner.
In questi dieci giorni si cercheranno compromessi e limature per far quadrare i desiderata di Pereira, Chailly e l’ingresso di Meyer. «Sta a me – ha sottolineato il sindaco – trovare le formule per capire come costruire questo cambiamento, che potrebbe essere anche di prolungamento del manager austriaco» per un certo periodo. Da evidenziare il continuo tentativo di sindaco e Cda (che scade a fine anno e, dunque, lascerà ad altri in eredità la scelta) di cercare condivisioni o, secondo altri, di non assumersi una esplicita responsabilità su questo passaggio: se ne discute da un anno, si è incaricata una società di cacciatori di teste (che ha presentato nomi ovvi) allo scopo di condividere la scelta, si è istituita una commissione per la scrematura, ora si è deciso il sovrintendente ma non si fa il nome. Sino a pochi mesi fa l’unico parametro condiviso era l’italianità: Meyer è francese. Sui tempi di arrivo non c’è ancora l’accordo. Nulla è stato detto sulla linea di sviluppo del teatro: in che cosa si differenzia Meyer da Pereira? Per quali caratteristiche è stato scelto?
Cambiamento
Il sindaco: costruirò il cambiamento ma non escludo una proroga del dirigente austriaco
Meyer, 64 anni, direttore della Staatsoper di Vienna e già direttore a Losanna e a Parigi, è stato docente di economia e consigliere dei ministri socialisti Jacques Delors e Catherine Tasca, figlia di uno dei fondatori del Pci. Lo scorso gennaio ha tracciato un bilancio della sua attività a Vienna. «La maggior parte dei direttori della Staatsoper sono stati dimenticati, anche a me succederà. Ma mi sono sentito bene accolto dal pubblico». E sul suo futuro aveva aggiunto: «Non farò nulla dove non posso lavorare ad alto livello. Vediamo se il destino mi riserva un altro regalo».