Corriere della Sera, 19 giugno 2019
I grandi del pallone intervistati da Alberto Costa
Le risposte più colorite, divertenti e sincere sono quelle di Rino Gattuso. Irresistibile il racconto di come Paul «Gazza» Gascoigne gli fece da chioccia quando giovanissimo arrivò in Scozia, senza conoscere una parola d’inglese, per militare nei Rangers di Glasgow. Lasciamo al lettore il gusto di scoprire quali scherzi dovette subire il ragazzo calabrese per mano del talentuoso e indisciplinato asso britannico. Ma anche il racconto della terribile rissa, al Milan, tra Zlatan Ibrahimovic e l’americano Oguchi Onyewu, altrettanto muscoloso ma calcisticamente assai meno dotato del campione svedese, dice molto sul carattere di Rino, che cercò di fare da paciere e ne uscì piuttosto malconcio.
Davvero il volumeDa Calciopoli ai Pink Floyd (Absolutely Free Libri), nel quale Alberto Costa, firma storica del «Corriere della Sera», ha raccolto le più belle interviste realizzate nel corso della sua lunga carriera, è una miniera di aneddoti sullo sport più amato del mondo. Nel libro, aperto con una prefazione a due voci di Gattuso e Andrea Pirlo, ci sono i nomi più noti e importanti: Carlo Ancelotti, David Beckham, Paolo Maldini, Gigi Riva, Arrigo Sacchi, Francesco Totti, Dino Zoff. Troviamo anche un Silvio Berlusconi d’annata che nel 1986, il giorno prima dell’acquisto ufficiale del Milan, si confessa «anti-juventino» e dichiara d’invidiare al suo predecessore veneto Giuseppe Farina (un altro degli intervistati da Costa) l’abbronzatura naturale.
Non mancano tuttavia in questa rassegna anche i personaggi minori del pallone. Ad esempio Luther Blissett, attaccante inglese di origine giamaicana che ben poco combinò nel suo anno in rossonero (stagione 1983-84), ma rimpiange di non aver potuto giocare nel Milan di Sacchi, che per lui, asserisce, «sarebbe stato l’ideale». E poi il ghanese Sulley Muntari, passato alla storia soprattutto per un’impresa mancata: il famoso gol alla Juventus non concesso dall’arbitro Paolo Tagliavento, anche se la palla era finita abbondantemente oltre la linea prima che il portiere bianconero Gianluigi Buffon la respingesse fuori dalla porta.
Forse però l’intervista più bella tra quelle raccolte da Costa, certamente la più romantica, è quella al vecchio leone Giovanni Trapattoni, all’epoca settantaquattrenne (ha da poco superato gli ottanta) e ancora voglioso di calcio dopo l’esperienza alla guida della nazionale irlandese: «Non c’è niente di più bello – dice – che plasmare i giocatori, migliorarli, farli crescere, trasformarli in una squadra».
Forse solo il maestro del Trap, Nereo Rocco, avrebbe potuto usare parole più efficaci. Il calcio oggi è soprattutto un enorme business, ma non lo sarebbe mai diventato se non contenesse un pizzico di magia.