ItaliaOggi, 19 giugno 2019
Tutti voyeur grazie alle foto delle scene del crimine
Il concetto della camera da letto «dedicata» è abbastanza recente in termini storici. Per millenni la vasta maggioranza dell’umanità si accontentava di tirare fuori la «lettiera» al calare della notte e occupare un angolo degli spazi comuni della casa fino al mattino. I ricchi, e perlopiù si era o ricchi o davvero poveri, avevano sì una chambre à coucher ma, abituati com’erano a essere serviti da uno sciame di domestici, non l’associavano a una grande idea della privacy. La camera da letto come la conosciamo oggi risale in larga parte al XIX secolo ed è, insieme con la stessa parola privacy, forse la più caratteristica invenzione della borghesia. Però, apparteneva talmente alla sfera privata che, fatta eccezione per il medico di famiglia o la levatrice, solo pochi intimi erano invitati a visitarla. Nei fatti, fino all’innovazione poliziesca di un famoso criminologo francese, Alphonse Bertillon, non molti avevano modo di sapere come «l’altra metà» dormiva.
Bertillon era il direttore del reparto «identificazione» della Prefettura di Parigi ed è soprattutto ricordato per l’invenzione di un sistema, per l’appunto, il système Bertillon, che permetteva di stabilire «scientificamente» l’identità dei criminali attraverso la misurazione delle loro caratteristiche fisiche. Fu adottato dalla polizia di molti paesi e restò in uso fino all’arrivo della più precisa e più flessibile identificazione per via delle impronte digitali.
L’altra grande innovazione di Bertillon fu la fotografia sistematica della scena del crimine. Insieme con la crescita della stampa popolare, le immagini raccolte dalla polizia finalmente permisero alle masse di vedere con i loro occhi come gli altri vivevano, o almeno morivano.