ItaliaOggi, 19 giugno 2019
Calma! Hanno già passato la maturità, negli anni passati, molti, non supermen, che ora ricoprono dovunque cariche importanti
Oggi c’è la prima prova di maturità. C’è molta tensione fra i giovani che si apprestano a sostenere l’esame. E comunque milioni di ragazzi negli anni sono già passati da queste forche caudine, compresi (allora) giovani studenti che oggi ricoprono ruoli pubblici importanti, dalla politica allo sport. Peschiamo a caso? Evvai!Giuseppe Conte. Scambiato per Antonio, del quale è comunque corregionale, fu spedito a svolgere gli esami al liceo scientifico «Vittorio Pozzo» di Coverciano. Il problema è che l’altro Conte, Antonio, scambiato per Giuseppe, dovette affrontare l’esame di stato al liceo classico Pietro Giannone di San Marco in Lamis. Ancora oggi, ripensando a quell’esperienza, il neoallenatore dell’Inter continua a ripetere: «Fu davvero agghiangiande!».
Luigi Di Maio. L’esame di maturità in giacca e T-shirt aveva già il significato di un taglio drastico con il passato. Una scelta di popolo (sono stati i suoi amici a caldeggiarne il look), quando ancora Rousseau era un filosofo da studiare a scuola e non una piattaforma informatica interattiva. Testimoni oculari raccontano che «ha passato la fatidica notte prima degli esami non esattamente chino su una scrivania, bensì sdraiato su un divano. Perché se studiare non è un divertimento, allora meglio divertirsi e basta! Ha speso 380 euro in una sera!
E se il suo reddito di cittadinanza (così suo papà era solito definire la paghetta mensile di Giggino) fosse stato maggiore, l’avrebbe fatto fuori tutto ugualmente. Notte passata a smaltire la sbornia, dunque, ma la mattina, fresco di barba e con motivazioni da vendere, «mi sono presentato all’esame», ha ricordato Di Maio, unico del Liceo Vittorio Imbriani di Pomigliano d’Arco, con la giacca. Sotto portavo una semplice T-shirt, ma volevo riconoscere il massimo dell’importanza a un appuntamento pressoché fondamentale. Ai professori che chiedevano spiegazioni a riguardo risposi che ci tenevo a dare autorevolezza a qualsiasi occasione ritenessi importante, a 5 stelle. E che poi bisogna sempre stare in Movimento». A quel punto, i commissari si alzarono in piedi e invitarono il giovane Giggino:
1) a cantare l’inno di Mameli passando in rassegna l’intera Commissione d’esame;
2) a giurare sulla Costituzione;
3) a posare una corona di fiori ai piedi del commissario interno (che si prestò, benevolmente commosso, alla situazione).
Finita la prova orale, al candidato Di Maio venne proposto un voto finale di 60/100, ma Giggino s’inalberò, e i compagni di scuola, assiepati sui platani con ottima vista sull’aula dell’esame, si disalberarono e scendendo a terra pretesero a gran voce la rimessa ai voti del suo esame. Risultato: un plebiscitario 100/100.
Matteo Salvini. Maturità non meno ordinaria per il vicepremier e ministro dell’Interno, svoltasi nel prestigioso liceo classico Manzoni a Milano. Fu l’unico studente che allo scritto, anziché latino («è la lingua di Roma ladrona» si giustificò), affrontò con successo la traduzione di un’incisione rupestre camuna. All’orale gli vennero chiesti: un Po di geografia e tanta storia della Padania; di sua sponte presentò una tesina su «Lo sbarco in Normandia: come sarei riuscito a bloccarlo». Voto finale: 48/60. Eppure già allora il giovane Matteo puntava a Quota 100. Centesimi, ovviamente!
Roberto Fico. Il presidente della Camera ha raccolto 40/60, perciò sanza infamia e sanza lode. Ha però regalato ai suoi estimatori il simpatico racconto della «cartuccera»: una sequenza infinita di bigliettini (stile pizzino, ma la mafia non c’entra) piegati e ripiegati, ciascuno con un tema diverso, che poi non si sentì di utilizzare. Memorabile il suo consiglio ai maturandi: «Non bisogna copiare niente, ma scrivere quello che si ha dentro».
Mario Balotelli. Uno dei pochi che ha ascoltato il consiglio di Fico: alla fine nel tema di italiano ha consegnato il foglio bianco… È uscito dalla maturità con un calcio. Ma chi gliel’ha dato non è stato neppure ammonito…