Corriere della Sera, 18 giugno 2019
Le nuove intercettazioni sul caso Palamara
Roma «Digli di non fare niente e quando torno lo chiamo». È questo il messaggio che a metà maggio il procuratore generale della Cassazione, Riccardo Fuzio, avrebbe fatto arrivare al magistrato Luca Palamara dopo aver saputo che era stato indagato a Perugia per corruzione. A dirlo – in una conversazione intercettata – è il consigliere del Csm Luigi Spina, finito sotto inchiesta per aver rivelato allo stesso Palamara che l’organo di autogoverno aveva ricevuto comunicazione della sua iscrizione nel registro degli indagati, fornendo dettagli sulle prove a suo carico.
Il 27 maggio è stato registrato un incontro tra Fuzio e Palamara per parlare proprio di quanto stava accadendo. La trascrizione del colloquio è ora all’esame dell’ufficio di presidenza del Csm e del ministro della Giustizia per l’eventuale avvio dell’azione disciplinare. Su tutti i nuovi atti, arrivati dalla Procura di Perugia che conduce l’inchiesta su Palamara, si pone però un problema di incompatibilità, perché Fuzio è uno dei tre componenti del vertice del Csm e appare scontato che dovrà astenersi, lasciando ogni scelta al vicepresidente David Ermini e al primo presidente della Suprema Corte Giovanni Mammone.
Un nuovo caso si apre dunque nella vicenda che sta scuotendo la magistratura, per gli incontri tra i consiglieri dell’organo di autogoverno e i due parlamentari del Pd – Cosimo Ferri e Luca Lotti, imputato a Roma per la vicenda Consip – per decidere il nuovo procuratore della Capitale e gli altri capi degli uffici giudiziari ritenuti strategici dal gruppo per controllare le inchieste più importanti e quelle che li coinvolgevano direttamente.
Le notte del 16 maggio Spina rivela a Palamara l’avvio della pratica. Il pubblico ministero si altera, chiede conto di quello che sta accadendo al Csm su quel fascicolo. Chiede «che c... ha fatto Riccardo?». Spina lo informa che «Riccardo è all’estero». Gli inquirenti sono sicuri che stiano parlando di Fuzio. Svolgono verifiche e accertano che in quei giorni il procuratore generale è effettivamente lontano dall’Italia per una missione istituzionale. In ogni caso il resto della conversazione fornisce la certezza che stiano parlando di lui.
Palamara: «Riccardo che ha detto?».
Spina: «Riccardo è all’estero... mi sono messaggiato».
Palamara: «Ah e tu hai detto a Riccardo... hai detto di non fare niente».
L’incontro registrato
A fine maggio è stato registrato un incontro
tra i due magistrati
ora al vaglio del Csm
Spina: «Mi sono messaggiato».
Palamara: «E che ha detto?».
Spina: «Ha detto a te non fa... “digli di non fare niente e quando torno lo chiamo”... questo mi ha scritto».
Palamara: «No io non faccio proprio niente».
Spina: «Riccardo evidentemente... sarà arrivata al consiglio... oggi sarà arrivata pure a lui».
Qualche giorno dopo Fuzio rientra a Roma ed evidentemente ha un contatto con Palamara. Il 27 maggio si incontrano nel suo ufficio e parlano dell’indagine. Il pubblico ministero vorrebbe saperne di più. Tre giorni dopo l’inchiesta viene svelata con un’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza che perquisisce la casa e l’ufficio di Palamara, mentre notifica a Spina un invito a comparire per rivelazione di segreto e favoreggiamento. Si scopre che proprio il magistrato ha messo intorno allo stesso tavolo politici e magistrati per la spartizione delle poltrone. Il Csm viene travolto, quattro consiglieri si dimettono, uno si autosospende. Fuzio avvia nei confronti di tutti l’azione disciplinare. Adesso saranno altri a dover decidere eventuali iniziative nei suoi confronti.