la Repubblica, 18 giugno 2019
Una bad bank per la Deutsche
C’era una volta l’America. Le praterie della speculazione, le scorribande nei territori spericolati dei grandi del mondo. Adesso Deutsche Bank volta definitivamente le spalle a quel sogno proibito, un sogno che si è infranto sulla quindicina di miliardi di dollari di multe delle autorità americane. Una coda velenosa degli anni dello Sturm und Drang degli anni Duemila che tanto ha oppresso gli ultimi due amministratori delegati, John Cryan e Christian Sewing. Secondo il Financial Times il tedesco starebbe dunque pensando a una “bad bank” dove far confluire un’enormità di asset in vista di una futura cessione.Il valore si aggirerebbe attorno ai 50 miliardi di dollari, l’equivalente del 14% del bilancio della prima banca tedesca. «I tagli devono essere radicali», ha rivelato una fonte autorevole al quotidiano britannico, aggiungendo che «ha senso avere questi asset congelati a lungo termine, in un’unità “non core"». Con la quarantena di queste attività considerate «non strategiche», Sewing chiuderebbe l’era dell’investment banking.La forte discontinuità è anche un segnale politico: sembrerebbe il piatto forte, se fosse confermato al consiglio d’amministrazione della semestrale previsto per il 24 luglio, del “Piano B” fatto balenare da Sewing durante le difficili trattative per la fusione con Commerzbank. Operazione sempre mal vista dall’ad di Deutsche, a giudicare dalle indiscrezioni trapelate nella fase negoziale. Alleggerire la banca di quegli asset – si tratterà soprattutto di derivati vecchi, a lunga scadenza – significa anche liberarla da virus potenzialmente tossici che l’hanno sempre fatta apparire come un gigante dai piedi d’argilla.In astratto, un’operazione sensata anche in vista di un nuovo tentativo di fusione con un’altra big (o persino con Commerz: senza gli asset tossici, un’eventuale matrimonio con la seconda banca tedesca, posseduta ancora al 15% dallo Stato, sarebbe più facile perché meno gravato dal rischio di un eventuale salvataggio pubblico).Certo, è ancora presto per capire se l’operazione punti nel medio termine a rendere Deutsche Bank più attraente per future operazioni di fusione. Ma intanto Sewing manda un messaggio chiaro agli investitori e ai mercati: è tempo di tornare all’usato sicuro, alla gestione di patrimoni e alla clientela retail. Resta da vedere se in un contesto di tassi che resteranno ai minimi almeno fino alla metà del 2020, come annunciato dalla Bce, e dunque di bassa redditività, quell’usato sarà davvero sicuro.Secondo fonti citate dall’ Handelsblatt, le voci su una possibile revisione degli obiettivi di bilancio potrebbero essere confermate, alla luce dell’operazione “bad bank”. Ma «sarebbe una condizione passeggera», secondo la fonte. La ristrutturazione, ha aggiunto, «aprirebbe spazi futuri per una migliore redditività».