Il Messaggero, 18 giugno 2019
Venerdì Mattarella presidede il plenum straordinario del Csm
In un’atmosfera di calma apparente, il plenum, in una seduta lampo, ratifica le dimissioni di un altro consigliere. Non si fa riferimento alla tempesta che ha travolto Palazzo dei Marescialli, anche se la situazione è senza precedenti. Il segnale forte arriva in serata. Una sterzata che prende forma attraverso un semplice comunicato stampa. Una nota ufficiale del vicepresidente David Ermini che annuncia, per venerdì 21 giungo, un plenum straordinario presieduto dal capo dello Stato Sergio Mattarella. L’ordine del giorno non presenta argomenti particolari. Apparentemente si tratta di routine, solo l’insediamento dei nuovi componenti del Consiglio, per sostituire i dimissionari travolti da uno scandalo che non si arresta, l’indizione delle elezioni suppletive dei due componenti del Consiglio tra i pm e la nomina dell’Ufficio elettorale centrale presso la Corte di Cassazione. Ma il segnale è chiaro, la presenza del presidente della Repubblica ha un significato che va ben oltre la necessità di completare i passaggi tecnici che seguono le dimissioni dei membri intercettati dal trojan piazzato sul cellulare del pm Luca Palamara. La citazione negli atti del procuratore della Cassazione Riccardo Fuzio e la possibilità del coinvolgimento di altre due toghe accrescono la preoccupazione, dopo che nei giorni scorsi le intercettazioni e le millanterie dei protagonisti delle conversazioni hanno sfiorato anche il Quirinale. Mattarella vuole dare un segnale chiaro: legittimare quel che resta del Consiglio Superiore in carica, che sarà parzialmente rinnovato con la sostituzione dei componenti dimissionari e le elezioni per le due toghe della categoria pm che hanno lasciato dopo la diffusione delle intercettazioni. Resta sospesa solo una posizione, quella del consigliere Paolo Criscuoli, di Magistratura Indipendente. La preoccupazione, soprattutto, tra i magistrati è che questa drammatica vicenda venga utilizzata da chi, nelle stanze della politica voglia attuare una drastica riforma del Consiglio.
LA RATIFICA
Le nuove indiscrezioni sugli atti di Perugia sono un macigno nell’aula del Plenum di palazzo dei Marescialli, convocato in via straordinaria per una seduta lampo per la presa d’atto delle dimissioni e il ricollocamento in ruolo degli ex consiglieri Corrado Cartoni e Antonio Lepre, anche loro finiti nelle carte dell’inchiesta di Perugia. Tornano agli uffici di provenienza: Lepre alla procura di Paola e Cartoni al tribunale civile di Roma. Al suo posto, come membro effettivo della sezione disciplinare subentra Paola Braggion, di Magistratura Indipendente, votata all’unanimità dai colleghi consiglieri. La linea, evidentemente, è quella della distensione anche all’interno delle correnti. Si prova a mettere punto e anche i togati di Area, il gruppo di sinistra, votano per la collega che rappresenta la corrente maggiormente coinvolta dalle intercettazioni e penalizzata dalle dimissioni di tre delle cinque toghe coinvolte nello scandalo.
LE REAZIONI
«Temo che il caso Palamara non sia isolato», è l’amara constatazione dell’ex procuratore Antimafia Franco Roberti, oggi deputato del Pd, sostenitore della linea dell’intransigenza sui rapporti tra politica e magistratura: «rapporti incestuosi», dice, che sono «diretti a piegare la funzione del Csm a interessi personali». Il segretario del Pd Nicola Zingaretti si è detto convinto che «quanto avvenuto confermi che è giunto il tempo di una riforma dell’organismo costituzionale: dobbiamo affrontare questa vicenda e abbiamo fatto bene a tenere il punto e credo che l’indagine spinga la politica alla riforma del Csm e noi dobbiamo vigilare perché la politica non mini l’autonomia della magistratura». Poi ha dato atto al parlamentare Luca Lotti, presente agli incontri in cui le toghe discutevano delle nomine, dell’autosospensione giudicandola un gesto di «grande responsabilità».
«Mi rifiuto di credere che queste situazioni siano usuali e se lo sono state andrebbero colpite identicamente», dice invece il nuovo presidente dell’Anm, Luca Poniz, che nella sua prima uscita in tv conferma la linea dura sul caos che ha travolto il Csm e torna a prendere le distanze dal suo predecessore Pasquale Grasso. «Tutto questo non c’entra con il rapporto politica-magistratura: è una patologia di questo rapporto, che io continuerò a censurare in ogni occasione», precisa.