il Fatto Quotidiano, 18 giugno 2019
Claudio Lotito vuole diventare senatore
Claudio Lotito sta per staccare un biglietto di prima classe. Non per Alitalia, di cui l’ambizioso imprenditore con la fissa del pallone vorrebbe diventare socio di peso. Già nei prossimi giorni però potrebbe veder coronato il suo vero sogno: diventare senatore della Repubblica e dimenticare così un anno non proprio esaltante, almeno da un punto di vista calcistico. Naufragata l’impresa di portare la Lazio in Champions e pure quella di festeggiare la promozione in A della Salernitana che si è anzi salvata per un soffio dalla serie C, potrà finalmente almeno sedere tra i banchi di Forza Italia a Palazzo Madama accanto a chi ha fatto grande il Milan, Adriano Galliani.
Per ottenere lo scranno senatoriale Lotito, attivissimo già di suo nel gran mondo dei palazzi romani tanto da finire pure nelle intercettazioni che hanno come epicentro il Csm, ha lavorato ventre a terra. Mobilitando le migliori intelligenze giuridiche disponibili su piazza: e alla fine il ricorso contro la sua esclusione alle ultime elezioni politiche sembra aver fatto colpo davanti alla Giunta per le elezioni del Senato presieduta da Maurizio Gasparri, che ha quasi completato l’esame dei verbali elettorali. Proprio come richiesto da Lotito che aveva subito evidenziato come in particolare nel collegio Campania2 si fossero verificati “innumerevoli errori giacché i voti da attribuire a Forza Italia sono stati erroneamente attribuiti al partito di Fratelli d’Italia”. Voti che alla fine, a suo dire, hanno impattato proprio sul collegio dove correva. E per questo non si darà pace finché non gli verrà restituito il maltolto che ad oggi lo priva degli allori.
Il responso è atteso entro il mese di giugno. Ma agli osservatori attenti che temono la combine, i giochi sembrano già fatti: “Forza Italia – sussurrano – porterà a casa Lotito e in cambio i 5 Stelle verranno accontentati sul seggio vacante in Sicilia dove il 4 marzo 2018 il Movimento ha avuto più voti che candidati”. Da allora il Senato ha una composizione inferiore al plenum di 315 membri elettivi previsto dalla Costituzione. All’inizio i forzisti scalpitavano perché andasse a loro essendo il partito che nell’ambito della circoscrizione ha riportato i più alti resti. Ma i 5 Stelle non sembrano intenzionati a mollare, anche perché di un senatore in più hanno un gran bisogno: non è un mistero che c’è chi l’ha giurata a Paola Nugnes e Elena Fattori, le due eretiche del Movimento che in molti vorrebbero cacciare da quel dì. Ma la maggioranza al Senato è già risicata di suo e finora si è stati costretti a soprassedere.
Espulsioni o meno, la parola d’ordine è incassare quel seggio fantasma anche a costo di farlo scattare lontano dall’isola dove il Movimento un anno fa ha sbancato a tal punto le urne da riuscire a eleggere tutti nei collegi uninominali e pure in quelli plurinominali, rimanendo a corto di candidati. Ora però, dopo un gran consultare di leggi, è spuntata fuori una norma del ‘93 che consentirebbe di ripescare un eletto nella circoscrizione, forse in Umbria, in cui la lista pentastellata ha registrato quella che gli esegeti del diritto definiscono “la maggiore parte decimale del quoziente non utilizzata”. Più prosaicamente, per chi ne sarà beneficiato, un gran colpo. Di fortuna.