la Repubblica, 17 giugno 2019
Sarri visto da Anastasio
La targa che il Laboratorio Politico Iskra aveva messo a Bagnoli sul muro della casa dov’è nato Maurizio Sarri è stata rimossa dal Laboratorio stesso. Massimilano Gallo, attore, regista che aveva presentato a Bologna al Biografilm Festival il film Maurizio, il sarrismo – Una meravigliosa anomalia
ha annunciato che rivedrà il progetto. La pagina Facebook
Sarrismo – Gioia e Rivoluzione è a lutto. Sono in tanti a soffrire, a essere delusi, arrabbiati, scioccati dal passaggio di Sarri alla Juve. E tra loro Anastasio, il vincitore di X Factor, autore di una canzone inno, Come Maurizio Sarri : «Arrabbiato? Forse peggio. Non provo nessuna forma di odio o rabbia verso Sarri, sono completamente desensibilizzato rispetto al calcio», dice il rapper, attualmente in tour e pronto ad arrivare al Festival di Giffoni.
Quindi basta con il calcio?
«Quello di Sarri è stato una specie di colpo di grazia. Ho iniziato a tifare Napoli da ragazzino, ho sempre seguito con passione tante squadre, anche senza alcuna speranza, squadre di scarsi ma con il cuore, squadre come il Napoli di Mazzarri in cui la partita non era mai finita. Con Sarri le cose dono diventate diverse, più che l’inaspettato o la rimonta o la grande vittoria, quello che contava era uno straordinario senso di armonia: una squadra armonica, l’unione con i tifosi e con la città. Poi è entrata in ballo la componente ideologica…».
Il sarrismo?
«Sì, un ideologia non politica, ma costruita attorno all’ideale di bellezza. Prendeva vita il sogno di una rivoluzione, quella di una squadra che pur essendo più debole di altre poteva vincere perché aveva un’ideale di bellezza. E poi Sarri era un uomo del popolo, diamine, tutta Napoli era con lui, tutta la città si sentiva rappresentata da un figlio di operaio. Lui si è fatto vedere come napoletano, veramente napoletano, senza scimmiottamenti, con l’accento toscano, ma napoletano fino in fondo. Anzi, direi anche anti juventino: nelle sue dichiarazioni, senza mai un attacco diretto alla Juve, era chiaro da che parte stava, rappresentava una sorta di resistenza contro la Juve che si stava mangiando la Serie A».
E adesso la favola è in pezzi...
«Per forza, se passi dalla parte dello strapotere juventino tutto cade. Il calcio non ha più nessuna favola da raccontare, il condottiero armato solo dei suoi ideali non c’è più».
Il passaggio di Sarri alla Juve e l’addio di Totti alla Roma segnano la fine di un’epoca?
«Per me è davvero finita, in tutto e per tutto. Calciatori e allenatori sono come lavoratori d’ufficio, non c’è senso di appartenenza, non ci sono bandiere che contino, e senza bandiere i calciatori, come diceva Carmelo Bene, sono solo undici ragionieri che rincorrono il pallone.
Per vedere il gesto atletico e i bei gol mi bastando gli highlights».
È una delusione anche per la sua
generazione...
«Sì, il triennio di Sarri è stato bellissimo, il periodo in cui ho avuto maggiore passione calcistica e con me tanti altri, ha portato gente che non andava allo stadio o gente che non vedeva il calcio».
Perché lo ha fatto, secondo lei?
«Chiamatemi banale ma credo sia solo per soldi. Il calcio è ormai solo un grande spettacolo sputtanato, con il calciomercato nove mesi all’anno, le partite quasi ogni giorno, i giocatori strapagati, i diritti tv. Non c’è nessuna passione».
Forse una speranza viene dal calcio femminile?
«Ma certo, io ad esempio con il calcio femminile non ho avuto nessun rapporto prima di questo Mondiale, ma vedere le partite è un piacere, perché si vede che è sano. Ma lo sa perché è sano? Proprio perché non c’è mai stata attenzione, hanno giocato per conto loro, per divertimento e passione. Se gli interessi cresceranno ormai sappiamo come andrà a finire, diventerà come il calcio maschile…».