Il Messaggero, 17 giugno 2019
Intervista a Madonna per l’uscita di Madame X
LONDRA
Una spy story alla James Bond. Questo sembra un incontro con Madonna per parlare del nuovo disco Madame X, in cui gioca con le identità: corsara, strega, Giovanna D’Arco schierata con le minoranze, agente segreto che spiffera malaffari dei governanti. Appuntamento a Londra in un palazzo del 700, ex ritrovo di spie, ora club privato. L’ingresso? Secondario, ovviamente. All’interno stanze che mischiano il design di Zaha Hadid, dipinti neoclassici e foto della Regina sul water. Posto clandestino di lusso, sottilmente erotico. Qui non si parla, si sussurra. Sciamano truccatori, sicurezza, giornalisti. Le persone che decidono, però, sono tutte donne. Madonna siede davanti a una tazza di latte di soya, guanti neri fino al gomito, benda da pirata. «Ciao», dice, «per l’occasione ho un abito italiano» (è di Prada).
È minuta, Madonna, ma così dominante da farsi percepire gigante. Se sorride, però, ha un’espressione da adolescente. Il suo fu il big bang del girl power nel pop. Femminista vigile: se azzardi «prima le signore» per lei «è una frase sessista». Il disco è anche questo: l’ennesima battaglia per non essere silenziata perché donna, per di più sessantenne, in una società secondo cui a 40 anni è finito tutto («il New York Times», ha attaccato, «ha fatto commenti senza fine sulla mia età, cosa che non sarebbe mai accaduta se fossi stata un uomo»). Chi la accusa di una libido fuori tempo massimo, non fa che rafforzare il suo ruolo anticonvenzionale, mamma single di sei figli, quattro adottati, che si dà da fare con il reggaeton. Eppure il disco, nato in Portogallo, è quasi antipop. Non facile. Le date in teatro a New York pare siano un flop rispetto al precedente tour di Rebel Heart.
IL PRIDE E LO STUPROCalo di interesse o biglietti troppo costosi? È il suo lavoro più barricadero, con testi contro armi, muri, disuguaglianze (a New York sarà testimonal del Pride, a 50 anni dai moti di Stonewall) e contro violenze subite ben prima di Harvey Weinstein, già nel 1977, quando arrivò dal Michigan a New York e subì uno stupro. Crede che il mondo stia regredendo sul tema dei diritti, ma ha voglia di combattere. «Confesso che per un attimo», ha detto, «ho pensato di candidarsi presidente Usa: farei di sicuro meglio di Trump».
Da dove spunta il nome Madame X?
«Me lo diede la coreografa Martha Graham a scuola di danza. Disse che la mia identità mutava, non mi riconosceva, ero un mistero. Mi chiamò Madame X. Forse un insulto, per me un complimento».
E la benda?
«È di quando venni sequestrata».
Scusi?
«Una storia che ho inventato ispirandomi ad Avventure della ragazza cattiva di Mario Vargas Llosa e a Ingrid Betancourt, rapita perché politicamente contro. Lei è una mia musa».
Il suo è un disco politico. La musica può essere ancora rilevante?
«La musica deve essere politica, io lo sono e spero che altri seguano. C’è bisogno di voci critiche come quelle di John Lennon e Bob Marley».
In Ciao bella, chiude con le parole Bella Ciao. Cita l’inno antifascista?
«Sì, è il mio omaggio ai partigiani».
È anche un tributo alle sue origini italiane?
«Tutto lo è. Quando ho adottato le due gemelle in Malawi la prima canzone che hanno imparato è stata Mambo Italiano (la canta)».
Perché in copertina ha la bocca cucita?
«È un riferimento a quando da piccola baciai mia madre morta. Era nella bara, mi chinai su di lei e vidi il filo. Fu uno choc. In copertina le somiglio, così mi sono cucita le labbra, creando Madame X».
In Dark Ballet denuncia un mondo ossessionato dalla fama. Lo è più che in passato?
«I social media hanno trasformato tutto, la gente non si parla più, fissa il telefono e non si rende conto di quanto governi il suo pensiero».
Ha tolto il cellulare ai suoi figli piccoli?
«Non gliel’ho mai dato. Devi essere adulto per capire che è uno strumento utile ma pericoloso. Io ho avuto la fortuna di iniziare quando nell’arte ci si esprimeva senza paura dei pareri degli altri».
Non è più così?
«Ormai tutti dipendono dall’approvazione altrui, non è permesso evolversi in modo genuino. Mi chiedo: con questi giudizi e rendiconti da box office, Picasso, Visconti, Pasolini, avrebbero potuto essere grandi artisti? Se Fellini se ne fosse preoccupato, non avrebbe mai fatto 8½. Chi lo capisce quel film? Solo dieci geni. E io sono uno di loro».
Ama il cinema italiano?
«Se inizio la lista, non finisco. Ha visto Loro su Berlusconi?».
Per l’Italia non è stato solo un film.
«Preferite Trump?».
E lei Salvini?
«No, grazie».
Un sollievo vivere a Lisbona durante l’era Trump?
«Non ho lasciato l’America per colpa sua, ma ho accolto bene lidea di guardarla a distanza. Mi sono trasferita per mio figlio David (è calciatore nelle giovanili del Benfica ndr). Ho scoperto una città multiculturale, artisti che amano la musica non per la fama. È stato rigenerante».
Nel suo tour l’Italia non c’è. Ha chiesto La Scala di Milano?
«La voglio e non me l’hanno data. Si apre alle novità, tranne che a Madame X. Sogno di esibirmi nei teatri dell’opera, non in posti moderni o palasport. Lì però non gradiscono gente come me, causa scompiglio».
Papa Francesco lo incontrerebbe?
«Sì, se mi invita. Mi piace, ha la mentalità aperta, è inclusivo. Sono stata scomunicata più volte dalla Chiesa, magari mi riprende in Vaticano: il mio futuro amico Papa».
Il regista di Bohemian Rhapsody Bryan Singer sogna un biopic su Madonna. È d’accordo?
«No! Solo io posso farlo, nessuno mi conosce meglio».
In Future canta: «Non tutti quelli che arrivano dal passato, durano». È sopravvissuta a Michael Jackson, Prince, Avicii, Amy Winehouse. Comprende le loro tendenze autodistruttive?
«Erano benedetti dagli angeli, canalizzavano qualcosa che proviene dal mondo metafisico. Per connetterti a quella fonte di energia, devi coltivare una vita spirituale. Se non lo fai, è come mettere le dita nella presa: muori folgorato».
Lei come ha trovato l’equilibrio?
«Ogni giorno devi ricordarti che sei l’amministratore del tuo talento, non il proprietario. Non ho mai pensato, nemmeno per un secondo, che le mie canzoni, i video, le fortune che possiedo, siano dipese solo da me. Ho un compagno al mio fianco e si chiama Dio. Dimenticassi questo, sarei persa».