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 2019  giugno 16 Domenica calendario

Intervista a Polunin

Morbido e sensuale come il velluto, di persona. Ispido e graffiante sui social. Elegante, atletico e istintivo in scena. Corroso da una bellezza decadente, in video o su carta patinata. Impossibile distrarsi da Sergei Polunin, il ballerino che ipnotizza e divide. In polemiche, fughe che sembrano tradimenti, riconversioni, metamorfosi. La sua prossima trasformazione lo calerà nei panni dell’innamorato per antonomasia in coppia con Alina Cojocaru nel nuovissimo Romeo + Giulietta coreografato da Johan Kobborg, atteso il 26 agosto in prima mondiale all’Arena di Verona, nella città dove Shakespeare immaginò la tragedia e che, pochi mesi fa, ha accolto la notizia dell’arrivo del controverso Sergei con polemiche roventi. Polunin – che riporterà in Italia il suo Sacré ispirato a Nijinsky (il 12 luglio a Ravello, il 20 a Nervi, il 23 e 24 a Firenze, il 27 a Civitanova) – si racconta così.
La sua idea di Romeo?
«Sarà il mio primo Romeo, avrei dovuto interpretarlo al Royal Ballet, ma dopo la prova generale e ho lasciato la compagnia. Immagino un Romeo più naturale ed eccitante, in un balletto più veloce e crudo delle versioni tradizionali. Con Kobborg sto cercando il futuro del balletto».
Alcuni suoi post hanno sollevato un polverone a Verona, c’è chi l’ha accusata di machismo e di omofobia…
«Credo profondamente nell’amore. È un sentimento universale, ognuno desidera amare ed essere amato. Oggi vedo una separazione tra uomini e donne, troppa aggressività e competizione tra i sessi. Personalmente, se non ho amore nella mia vita non riesco a fare nulla. Senza tensione emotiva, si perde il senso delle cose. Parlo della relazione tra uomini e donne perché questo è il mio mondo: amo le donne. I miei post sono stati equivocati, mi riferivo alla separazione e alla confusione tra gender. Non penso che la gente abbia diritto di cambiare sesso: è la natura che ti ha creato in quel modo e non sei tu che cambi il tuo karma, devi accettarlo in modo da essere libero di incarnarti nella prossima vita. Nel mondo del balletto vedo una perdita di vigore negli uomini. Invece, un danzatore dev’essere orgoglioso della propria energia maschile e non diventare sdolcinato. Il risultato è che le donne considerano gli uomini deboli e incapaci di assumersi responsabilità: non vogliono metter su famiglia, non si prendono cura delle donne».
Qual è la sua posizione rispetto all’omosessualità?
«Lo ripeto, credo nell’amore, per come dovrebbe essere. Gli uomini dovrebbero rialzarsi e ritrovare la forza di assumersi responsabilità, che siano gay o etero, e non diventare pigri. Se le donne arrivano a pensare di poter fare a meno degli uomini, allora perdono il proprio scopo nella vita».
Il mondo della danza ha avuto divi omosessuali, o bisex, come Nureyev che in scena sprigionavano una straordinaria carica maschile…
«Esatto. È proprio ciò a cui mi riferisco quando incito i ballerini a tirar fuori la propria forza virile. Devono scuotersi».
All’Opéra di Parigi dove era stato invitato per ballare «Il lago dei cigni», la compagnia non l’ha accettata perché «artista non tollerante». La polemica l’accompagna ovunque…
«Mi è sempre accaduto: al Royal Ballet, alla Scala, all’Opéra di Parigi. Problemi con la direzione, con i sindacati, con la compagnia…».
È il suo modo di essere che urta?
«Il balletto è un mondo crudele. Cerco strade alternative per fare spettacolo, per finanziare la danza. Questo genera competizione e non viene capito. Il mio obiettivo non sono le grandi compagnie. Voglio tempo per i miei progetti e per girare film».
Nelle ultime foto è apparso in coppia con Elena Ilinykh, la pattinatrice russa.È la sua nuova fidanzata?
«Sì, l’amore va a gonfie vele, sono molto felice, mi trasmette molta energia. Lei dirige una scuola di pattinaggio per bambini. Ha appena debuttato con me in teatro come danzatrice in Rasputin, era molto emozionata».
È ancora sulla lista nera degli artisti in Ucraina?
«Sono in contatto con il governo per cercare di sistemare la cosa. Vorrei tornare per rivedere mio padre, i miei nonni. Anche mamma è lì».