Corriere della Sera, 16 giugno 2019
Il ducione di Brera
Caro Aldo,
Mussolini è responsabile di molte cose, ma non della guerra, scatenata da Hitler. Mussolini non la voleva e aveva già sfidato l’alleato
con la «non belligeranza».
La dichiarazione di guerra alla Francia fu moralmente brutta, ma politicamente accettabile, come
tentativo di non lasciare Hitler unico padrone
d’Europa. Sono
un «ragazzo» del 24,
e ho vissuto il ventennio come tutti i ragazzi
del tempo. Gli avvenimenti
sono incisi nel mio spirito, e pertanto i miei ricordi ne sono il frutto.
Gradirei la sua opinione.
Luigi PasseriSarnico (Bg) Caro Luigi,
L e rispondo con le parole di uno scrittore che non può essere considerato un vecchio trombone resistenziale: Gianni Brera. Nella sua meravigliosa «Storia critica del calcio italiano», il Montanelli dello sport racconta la partita che assegna lo scudetto 1940, tra Ambrosiana e Bologna, giocata insolitamente a San Siro (l’Ambrosiana, nome autarchico – oggi diremmo sovranista – imposto all’Inter, giocava all’Arena). Cross basso di Annibale Frossi, finta di Barsanti, sinistro di Ferraris II: vince l’Ambrosiana 1 a 0. «Otto giorni dopo, dal fatidico balcone, Mussolini annuncia che l’Italia ha deciso di aiutare la Germania, irresistibilmente lanciata a fare strage del mondo. Il Paese è esausto per l’endemica povertà e per le costose guerre già sostenute in Abissinia e in Spagna: accoglie questo tragico colpo in testa con la rassegnazione di chi è ormai oggetto della storia. Per soprammercato, ci meritiamo l’odio e il disprezzo della Francia, che si considera pugnalata alla schiena. Siamo, senza saperlo, strumenti di un destino miserabile e beffardo. I tracotanti tedeschi avranno piuttosto alle calcagna che a fianco un’alleata inevitabilmente portata ad appesantirne le mosse, a vanificarle anzi in una continua e quasi sempre cervellotica estensione dei teatri di guerra. Molto meglio per la stessa Germania, non dico per noi, se Mussolini fosse rimasto neutrale. Purtroppo, l’uomo era decaduto ormai a ignobile magattello della storia».
Conclude Brera: «Quello che a buon diritto poteva definirsi un genio della politica interna, non appena a contatto della realtà internazionale ha dimostrato la propria ignoranza geopolitica. Alle colossali bubbole sul ritorno di Roma imperiale aveva finito per credere egli stesso. Non più genio ma tragica macchietta, il ducione rientrava nell’insopprimibile girone della stupidità nazionale».