la Repubblica, 16 giugno 2019
La bestialità di internet
Gentile Corrado Augias, sono un insegnante di italiano e le scrivo perché mi è capitato di dover mettere un voto gravemente insufficiente a un’alunna che aveva copiato l’analisi del testo di “A Silvia” da un noto sito che dovrebbe aiutare gli studenti nei loro compiti e doveri. A parte il comportamento scorretto dell’alunna, mi ha profondamente stupito la qualità pessima, sia nella forma che nei contenuti, degli “appunti” presenti sul noto (e purtroppo assai frequentato) sito Internet. Ho verificato di persona: errori, orrori e sbadataggini si sprecano. Qui di seguito le faccio solo un esempio, per il resto controlli lei stesso: “si può amare una fanciulla, non solo materialmente, ma anche platealmente”. L’episodio mi ha fatto riflettere sulla tendenza a pubblicare qualsiasi cosa, ma anche sull’abitudine dei ragazzi a non studiare più sui vecchi manuali, ma a ricercare qualsiasi informazione sulla nuova bibbia: Internet! Fabio Amico – fabio.amico@libero.it E sortato dal professor Amico sono andato a controllare direttamente sul sito; non che temessi una qualche distrazione da parte del gentile corrispondente ma, come si suol dire, non credevo ai miei occhi. Scambiare platonicamente con platealmente vuol dire non avere la minima idea non solo del significato di una parola ma nemmeno, più in generale, di ciò che si vorrebbe esprimere. Apro una (apparente) divagazione. Nel marzo di quest’anno c’è stata in Nuova Zelanda una strage spaventosa. L’assassino, Brenton Tarrant, alla domanda di dove avesse preso le sue convinzioni ha risposto: “Da Internet ovviamente”. Non si creino equivoci per cortesia, non sto mettendo a confronto una strage con alcune bestialità logico-grammaticali sull’idillio leopardiano. Ricordo l’episodio solo per poter citare le memorabili parole con le quali Jacinda Ardern, la premier neozelandese, ha commentato la strage davanti al Parlamento: «Non possiamo semplicemente rilassarci e accettare che queste piattaforme restino così e che ciò che viene scritto su di esse non sia responsabilità del supporto su cui sono scritte. Loro sono l’editore». Loro sono l’editore, ecco le parole chiave che valgono per tutti, anche per chi permette che commentando il terzo verso di A Silvia ("quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi") si scriva: “nel terzo verso lui contempla il cielo sereno”. Oppure che a proposito del finale di quel componimento si arrivi a scrivere: “Gli ultimi versi raggiungono il momento più pessimo momento di quello che lui dice riservargli il destino, la natura. Il suo dolore diventa universale e secondo Leopardi, tutto ciò che è successo a lui succederà a tutti gli uomini». Non cito il nome del sito perché non mi sembra essenziale. Aggiungo però che anche l’alunna citata nella lettera ha dato prova di una negligenza così grave da diventare a sua volta un sintomo. Ha copiato ciecamente perché voleva liberarsi più in fretta possibile di un compito noioso di cui non capiva né lo scopo né l’importanza per poter correre ‘ridente e fuggitiva’ incontro alla vita che l’aspettava al bar sotto casa o nella piazzetta accanto. Vuoi mettere una bella serata di primavera ridendo e chattando con gli amici e quel noioso del gobbo di Recanati?