la Repubblica, 16 giugno 2019
Vuole comprare la scuola che altrimenti dovrebbe chiudere
VALLECROSIA (IMPERIA) – Una mamma vuole comprare una scuola costretta a chiudere. Notizia bellissima. Vallecrosia è un comune in provincia di Imperia di 7 mila anime, per la maggior parte dedite alla floricoltura. E l’Istituto Sant’Anna una struttura cattolica con 200 ragazzi e un pugno di suore che, per motivi di età, venerdì hanno chiuso il portone senza dire se a settembre si riaprirà. Vanessa Crivelli, 40 anni, maestra elementare, figlia della proprietaria di una pizzeria a Ventimiglia, e madre di una ragazzina di 14 e un figlio di 8, alla festa di fine anno ha fatto un annuncio clamoroso: «Ho promesso a mio figlio, che l’anno scorso ha avuto un problema molto serio, che avrei salvato la sua scuola e lo farò. Ho tante persone che mi danno una mano. Per fine giugno mi auguro di potervi dare una risposta concreta: è più sì che no, ma è tutto in mano alla banca». La scuola è di proprietà della congregazione delle Suore di Santa Giovanna Antida di Thouret che da tempo ha messo l’edificio, un anonimo palazzo giallo buttato sull’arteria trafficata di Vallecrosia, in vendita. Gli istituti di fronte hanno già chiuso uno dopo l’altro, quello della Chiesa di Santa Maria Ausiliatrice e dell’Oratorio Don Bosco, con ognuno circa 250 alunni. E la maestra Vanessa appare ora l’ultima speranza per riuscire a tenere la scuola in vita, dopo che la gente è scesa in corteo, con i ragazzi in prima fila. Una battaglia che Vallecrosia combatte da anni. Il primo acquirente a farsi avanti era stato Matteo Amato, 30 anni, direttore tecnico amministrativo, rappresentante in Liguria della confraternita delle Misericordie d’Italia. «Ma l’offerta iniziale delle suore era fuori mercato: 11 milioni. La nostra proposta è stata di un milione e mezzo più i lavori di ristrutturazione. Siamo andati a Roma tre volte a parlare alla loro congregazione. Ma prima della firma del contratto preliminare ci è stato detto che un privato dava molto di più. Nonostante la nostra controfferta di due milioni e mezzo più altri quattro per i lavori, a febbraio siamo usciti di scena: non c’erano più i presupposti per andare avanti, oltre a pressioni a livello politico e sociale». È a questo punto che entra in scena la maestra. Vanessa Crivelli ha il figlio alla Sant’Anna, ma lavora altrove. Anche lei va a Roma, due volte. E dalla congregazione delle suore ottiene infine un prezzo di favore, che preferisce non rivelare, firmando una lettera di intenti con l’accordo di assicurare la continuazione della scuola cattolica. L’insegnante è convinta che l’istituto possa vivere con le rette, «anche se sono tutt’altro che alte, poco più di qualche centinaio di euro mensili». Il suo progetto piace, e alcuni genitori e docenti finiscono per aggiungersi. In futuro a gestire l’istituto si occuperebbe una nuova società, mentre le anziane religiose rimarrebbero ospiti. Il tutto in attesa che la banca sblocchi il finanziamento dopo avere già mandato un perito. Qualcuno però in paese teme un destino diverso per l’istituto. Dal barbiere poco lontano un cliente si chiede: “Chissà chi c’è dietro la maestra?”. Altri addirittura temono interessi immobiliari. Per ora la maestra Vanessa fa spallucce ai mormorii che crescono. Sa che in tanti preferiscono credere alla bontà dei suoi intenti e sperano che a settembre la scuola riapra. Davanti all’edificio una bambina sui 10 anni in short neri e scarpe da ginnastica si stacca un momento dalla mamma e fa una carezza alla porta chiusa: “La mia scuola”, dice.