la Repubblica, 16 giugno 2019
Suicida il professore accusato da due studentesse
NAPOLI – Alle nove e mezza di sera un gruppo di ragazzi si raduna davanti allo storico liceo “Giovambattista Vico”, uno dei più prestigiosi di Napoli, e depone un fascio di fiori davanti ai cancelli chiusi: «In ricordo di un grande uomo, un momento di cordoglio». Si sono dati appuntamento sui social poche ore dopo la tragica notizia del suicidio dell’ex insegnante dell’istituto arrestato mercoledì scorso con l’accusa di aver avuto una relazione con due ex allieve. Il docente, 53 anni, sposato con figli, era ai domiciliari nel suo appartamento nella zona flegrea. Intorno alle 14, è sceso di nascosto in cantina e si è sparato. Ha lasciato un biglietto nel quale, accanto al riferimento alla vicenda che lo aveva travolto non ci sarebbero accuse, ma solo riflessioni piene di dignità e indicazioni ai congiunti per il futuro. Agli atti non risultava che avesse la disponibilità di una pistola. L’arma però era legalmente detenuta e adesso le indagini dovranno accertare come mai il professore ne fosse in possesso pur trovandosi agli arresti, per giunta per una vicenda tanto complessa. Al docente era contestato il reato di “atti sessuali con minorenne”, che punisce i rapporti fra un minore di 16 anni e un adulto al quale il giovane sia affidato per ragioni fra le quali «educazione e istruzione». L’inchiesta era partita a seguito della denuncia di un’ex allieva che aveva riferito di aver avuto una relazione con l’insegnante. Nel corso delle indagini erano stati acquisiti anche messaggi e chat che, nella interpretazione degli inquirenti, avevano fornito riscontro alla ricostruzione. Il racconto della ragazza, che aveva deciso di parlare dopo aver scoperto messaggi fra il professore ed un’altra studentessa sua coetanea, era stato dunque ritenuto credibile. Sin dal principio, il professore si era difeso, anche ipotizzando che il profilo o i dispositivi elettronici dai quali risultavano inviati i messaggi potessero essere stati carpiti a sua insaputa. Venti suoi colleghi gli avevano espresso solidarietà e anche tanti allievi si erano detti increduli davanti alle contestazioni. Le indagini erano andate avanti e mercoledì erano scattati gli arresti. «È una storia tragica che ci lascia attoniti e sgomenti. Il riserbo è l’unico atteggiamento che ci sentiamo di osservare nel rispetto di tutti», afferma Clotilde Paisio, la dirigente del liceo. Restano gli interrogativi di una vicenda tanto dolorosa, ma ora è il momento della pietà.