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 2019  giugno 15 Sabato calendario

Trentuno ritratti

di Giovanni Pacchiano Il delirio di presentificazione. La dominante del nostro tempo. Lo studio della Storia, ridotto a un pizzico di ore annuali, è buttato in un angolo. Occorre, oggi, salvare, rievocare, conservare, per non far morire la civiltà. Lo fa, senza ostentazione, Silvia Sereni, nel libro Un mondo migliore accompagnato da eccellenti illustrazioni della sorella Giovanna. Lei, per una vita giornalista, figlia del poeta Vittorio Sereni, uno dei massimi del nostro Novecento, si è proposta di descrivere, con rara efficacia, 31 personaggi, «che non sono più fra noi». Narratori, poeti, pittori, musicisti, saggisti, che frequentarono le non poche abitazioni della sua famiglia, compreso quel luogo mitico che fu per Sereni, e non solo per lui, al mare, Bocca di Magra: Un posto di vacanza ( questo il titolo del poemetto raccolto in Stella variabile, il punto più alto della sua lirica). Non, certo, un circolo letterario, ma un gruppo di amici del padre, legati da comuni interessi per la cultura nei suoi aspetti più vari, e per le sorti delle società; figure affini che hanno creduto nel valore delle arti e nella dignità dell’uomo. Così sfilano, tra gli altri, Attilio Bertolucci, Anna Banti, Elio Vittorini, Gillo Dorfles, Giovanni Raboni, Fruttero & Lucentini, Lalla Romano, Piero Chiara, Giuseppe Pontiggia, Mario Soldati. Definiti con efficaci cortocircuiti di due tipi: un particolare fisico e l’aura che li caratterizza. Esempi: Bertolucci, «con la sua aria da gentiluomo di campagna», ma, «dietro la facciata tranquilla, solare, c’era il male di vivere, un grumo oscuro di disagio, di inquietudine». E Anna Banti, «l’iris altezzoso» degli occhi, «uscita direttamente da un romanzo di Dickens». E Fruttero con «la sua meravigliosa capacità di contagio letterario». Entrambi, lui e Lucentini, si definivano «pistoleri da saloon». E Vittorio Sereni? Manca, conclude la figlia, «anche per buone ragioni. Prima di tutto un ritratto di questi non basterebbe. Oppure sarebbe troppo». Eleganza e pudore: ecco, in aggiunta, il nostro ritratto di Silvia.