Corriere della Sera, 14 giugno 2019
Il divino LaChapelle
La spiritualità è una questione di immagine. Lo dimostrano in modo evidente (nei musei) le Madonne, i Santi, i martiri, gli angeli a suo tempo dipinti da Giotto, da Leonardo o da Lotto. Con il suo stile surreale e (qualche volta) caricaturale, con i suoi colori accesi e (quasi sempre) esagerati, David LaChapelle (1963) sta da tempo cercando di aggiornare la sua (e la nostra) rappresentazione del sacro, utilizzando il suo mezzo preferito, quello della fotografia. Una fotografia barocca, eccessiva, ironica, sempre sospesa tra il surrealismo e la pubblicità, tra l’Apocalisse e il Paradiso, tra il videoclip e la mitologia. Non a caso è firmata LaChapelle quella Venere e Marte (ispirata alla tavola d el Botticelli oggi alla National Gallery di Londra) con la top model Naomi Campbell nelle vesti di Venere.
Con la mostra Atti Divini (curata da Denis Curti e Reiner Opoku) che si apre oggi al pubblico (fino al 6 gennaio) nella Citroneria della Reggia di Venaria, LaChapelle prova ancora una volta ad aggiornare la rappresentazione del sacro, confrontandosi ancora una volta (ad esempio) con episodi della vita di Cristo, dalla moltiplicazione dei pani e dei pesci all’Ultima Cena, da lui ambientati in spazi urbani contemporanei molto degradati. «Sono entusiasta di aprire questa mostra alla Venaria Reale – ha detto ieri il 56enne fotografo statunitense – perché, fino ad oggi, questa è la mia più intima e personale di sempre». Non una semplice retrospettiva, dunque, piuttosto un percorso assai spettacolare che mette in scena il passato, il presente e il futuro di LaChapelle grazie a immagini «che per me – aggiunge – sono state liberatorie perché proprio attraverso queste immagini ho potuto sperimentare nuovi processi creativi e trovare nuove libertà». Quale vorrebbe essere l’effetto finale di questi suoi Atti Divini? «Mi piacerebbe chepotessero offrire a tutti speranza, gioia, ispirazione per il futuro».
La rassegna propone 70 opere di grandi e grandissimi formati, le più significative dei vari periodi della carriera dell’artista. «Un percorso visivo rivoluzionario – spiegano i curatori —, testimone della profonda rappresentazione dell’umanità che LaChapelle conduce all’interno e contro la natura, fino a far emergere una nuova espressione artistica ambientata in un coloratissimo Paradiso». La mostra presenta, di fatto, i lavori che hanno contribuito a farlo diventare, con quel suo stile post-pop, uno degli artisti più influenti al mondo oltre che il fotografo dello star system, da Madonna a Lady Gaga, da Michael Jackson a Hillary Clinton.
A sorprendere, ancora una volta, è la capacità di LaChapelle «di confrontarsi e di mettersi in relazione con le manifestazioni più significative della civiltà occidentale, dal Rinascimento al contemporaneo e oltre». Lo dimostra il Botticelli rivisitato grazie a Naomi Campbell (2009) o il ciclo Deluge (2007), attorno a cui ruota l’esposizione, in cui rende di fatto contemporaneo l’affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina. Accanto ai classici riletti e aggiornati, ecco poi le inquietudini trasmesse da Showtime at the Apocalypse (2013), un ritratto della famiglia Kardashian «che rappresenta non solo la famiglia stessa, ma le nostre paure, le ossessioni e i desideri che vi si riflettono». E le vivaci ed elettrizzanti serie Land SCAPE (2013) e Gas (2013): progetti di nature morte in cui LaChapelle «riunisce oggetti trovati per creare raffinerie di petrolio e le loro stazioni di servizio interconnesse e poi presentarle come reliquie in una terra bonificata dalla natura».
Atti Divini presenta poi per la prima volta alcune opere inedite della serie New World (2017-2019) «che vuole rappresentare lo stupore dell’artista per il sublime e la ricerca della spiritualità in scene di utopia tropicale». Una svolta eco-mistica testimoniata dalla fotografia che fa da sigillo alla mostra e che farà parte del Calendario 2020 (che sarà svelato in autunno) affidato da Lavazza proprio a LaChapelle. Realize, questo il titolo della fotografia, «vuole essere la voce di un manifesto per il futuro che unisca nel segno della sostenibilità».
Con Realize Lavazza rinnova la propria collaborazione con il grande fotografo americano: sostenendo come partner l’esposizione alla Reggia di Venaria e affidando a LaChapelle il progetto Calendario 2020 realizzato con la direzione creativa dell’agenzia Armando Testa e che avrà come focus «l’impegno verso la sostenibilità in difesa della terra». Un’intesa, quella tra David e Lavazza, nata al 2002 con il Calendario Espresso & Fun entrato a pieno titolo tra i progetti icona dell’azienda. Mentre nel 2012 ancora David LaChapelle era stato tra i protagonisti di The Lavazzers, ventesima edizione del Calendario che aveva riunito dodici maestri della fotografia, da Elliott Erwitt a Annie Leibovitz. Proprio come gli Apostoli.