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 2019  giugno 14 Venerdì calendario

Stramaccioni in Iran

Dura la vita dell’allenatore. E uno dice: «Sei scemo? Guadagnano milioni». E anche questo è vero. Ma dura resta dura. Cioè, prendete Gattuso: un anno a sentirsi dare del pirla, dell’incapace e alla fine si ritrova fuori dalla Champions per un misero punto e certo non per colpa sua. E Allegri? Vince lo scudetto, lo rivince, lo rivince, lo rivince, lo rivince, ci mette sopra anche 4 Coppe Italia, 2 Supercoppe italiane, 2 finali di Champions e il commento dell’esperto medio è: «Mmm... poco». Poco? Ma siete matti? Gli esempi si sprecano e, in generale, non deve essere semplice vivere un anno qua e due là, ma questo non è un pezzo nato con l’idea di filosofeggiare sulla figura del tecnico, semmai per raccontare la storia di uno di loro: Stramaccioni Andrea da Roma, neo mister dell’Esteghlal, club iraniano. Stramaccioni Andrea da Roma si ritrova un bel giorno sulla panchina dell’Inter senza un vero perché. Guida la Primavera, i “grandi” stanno facendo abbastanza male e l’allora presidente Moratti decide di mandare affanzum mister Claudio Ranieri per scommettere su questo ragazzo di soli 36 anni. È il 26 marzo 2012. Il ragazzo porta casa un onorevole 6º posto in classifica con 58 punti e la vittoria nel derby con il Milan (4-2). Viene prontamente confermato e molti dicono a Moratti «non fare pirlate», ma lui è convinto e molti di noi pure (il qui scrivente è reo confesso). La stagione va in questo modo. Prima parte: vittorie di fila a raffica, successo a domicilio con la Juve per 1-3 (prima sconfitta dei bianconeri in campionato dopo 49 gare, prima “caduta” in serie A allo Juventus Stadium, frizzi e lazzi). Seconda parte: 19 punti totali nel girone di ritorno, 9° posto finale con 54 punti, 16 sconfitte, esonero (24 maggio, al suo posto arriva Mazzarri). Terza parte: bocciato a Coverciano per troppe assenze (5 luglio 2013) e non prende il patentino, il 25 settembre lo acchiappa con 110 e lode. E inizia il «calvario». Dopo un anno di attesa trova casa a Udine, là dove i tecnici resistono una ma anche due ere geologiche. Lui, col fido Stankovic al fianco, regge una sola stagione (16º posto e soli 41 punti). È il 2015 e a novemre il giovanotto finisce in Grecia al Panathinaikos, mica pizza e fichi. Non va malissimo: 3° posto finale ma sconfitta ai playoff che qualificano alla Champions. Gli amci greci (una faccia, una razza) gli danno fiducia salvo poi rompersi le balle l’1 dicembre 2016 dopo il ko in Coppa di Grecia contro l’Ofi Creta, club di seconda divisione. Altro giro, altra corsa: il 28 maggio 2017 finisce allo Sparta Praga con un contratto biennale, ma l’esonero arriva meno di un anno dopo: è il 6 marzo 2018. Il giro del mondo si interrompe, non definitivamente. Ieri il non più ragazzo (ma ha ancora “solo” 43 anni) si è accordato con l’Esteghlal (contratto biennale), squadra di Teheran titolatissima, vincitrice di 2 AFC Champions League, 7 Persian Gulf Cup e 6 Hazfi Cup. Un giorno, nel 2013, Strama disse: «Conte ha spiegato che in futuro potrebbe allenare Milan o Inter perché è un professionista? A me riesce difficile immaginarmi sulla panchina della Juventus, del resto sono ancora troppo giovane...». Dura la vita del tecnico (e buona fortuna, Andrea).