ItaliaOggi, 13 giugno 2019
Periscopio
Secondo la cartomante, la partita finisce pari e blatta. Dino Basili. Uffa news.Nicola Zingaretti è un Filippo Turati de Roma. Un riformista. Concreto, dialogante. Prudente, in certi momenti anche troppo. Pier Luigi Bersani, presidente di Articolo 1 (Vittorio Zincone). 7.
Mettere gli alberi in piazza Duomo di Milano. Sarebbe come mettere fette di ananas su una pizza margherita: una contraddizione storica e culturale. Cino Zucchi, architetto (Stefania Chiaie). Corsera.
Mentre sulla piazza gelata di Asiago aspettavo l’illustre scrittore, mi colpì un tizio in loden, col cappello da alpino e il barbone, che sembrava pagato dalla pro loco per fare l’uomo della foresta veneta. Mi si piantò davanti e disse: «Sono Mario Rigoni Stern e lei il giornalista venuto intervistarmi». Mica uno ce l’ha scritto in fronte ma Rigoni Stern ha il sesto senso dei cacciatori dei suoi racconti che risalgono alla selvaggina da una traccia. Giancarlo Perna. LaVerità.
Oggi il paese di Fausto Coppi, Castellania, si chiama Castellania Coppi. Come San Mauro Pascoli, come Arquà Petrarca. Ebbene sì, un ciclista al fianco dei poeti. Che c’è di male? Non sarebbe stato capace di scrivere endecasillabi, ma quante emozioni ha regalato, quanti tuffi al cuore, quanta poesia nei suoi gesti, quanti alti e bassi nella sua carriera, quanto coraggio nel rialzarsi dopo le cadute, con relative fratture. Un lungo elenco: malleolo, scapola, bacino, clavicola due volte. Gianni Mura. il venerdì.
Quando il Censis rileva un diffuso sentimento di cattiveria, il filosofo che pensa? Non si stupisce. Legga Spinoza. La nostra natura è «captiva» in senso letterale, prigioniera di passioni tanto più praticate quanto più deprecate: invidia, gelosia, risentimento, avarizia... La filosofia è l’esercizio di governarle. Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia (Candida Morvillo). Corsera.
Fra i personaggi più citati nel libro di Cazzullo, fin dall’esergo di pagina 3, vi è un povero che rimase tale nonostante l’enorme popolarità raggiunta. Si tratta dell’uomo che ha incarnato meglio di ogni altro l’Italia della Ricostruzione: Alcide De Gasperi. «La frugalità di De Gasperi è leggendaria, il suo disinteresse per il denaro assoluto», scrive il saggista. «La domenica compra le paste per i familiari: non più di una a testa, per la moglie Francesca, per le quattro figlie Maria Romana, che chiama “Mana”, Lucia, che si farà suora, Cecilia e Paola, e per la sorella Marcella che non ha più nessuno e vive con lui. Lo stipendio lo porta direttamente moglie, che gli passa la paghetta per i giornali e i sigari». Stefano Lorenzetto. L’Arena.
I nostri giovani dell’Orchestra giovanile Cherubini sono stati in Oriente, in America, in Sudamerica e hanno portato là il nome di Piacenza. E poi c’è il cammino inverso. Al Municipale, con la Cherubini, si è esibito il Coro di Monaco, forse il coro più importante del mondo. Che questi coristi vedano la meraviglia del Teatro Municipale e passeggino per la città, e poi ne parlino, è un contributo forte alla valorizzazione della città. Riccardo Muti (Pietro Visconti). Libertà.
Tra le tante cose che mi hanno afflitto da bambino c’era anche la mia propensione a mentire. Sono stato un bugiardo, ma ancor più grave è che da adulto ho continuato ad esserlo senza ragione. Intendiamoci, niente di compulsivo. Qualche bugia ogni tanto. Ma mentre da bambino era un modo per dare lustro alla mia condizione sociale o sentirmi più adulto, crescendo ci scovavo un piacere intellettuale. La menzogna come letteratura. Era quello che sosteneva, secondo me giustamente, Manganelli. Ma in realtà parlo di un meccanismo più privato, quasi una debolezza che col tempo si è rivestita di senilità. Angelo Guglielmi, critico letterario (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Sono tornato a fare la pubblicità con la mia faccia perché voglio metterci la faccia. E quella foto, di Oliviero Toscani, con Ayak Mading, una bellissima diciottenne sudanese… «… Ma non è un ragazzo?». È una ragazza, alta più di due metri, con una naturale espressione di gioia sul viso. Ma è vero che è così moderna da non avere genere. Luciano Benetton, industriale. Francesco Merlo. la Repubblica.
Leonardo era un autodidatta: spiava i pipistrelli per immaginare macchine volanti, rovistava nei cadaveri per studiare l’anatomia. La grande forza di Leonardo è ispirarsi alla realtà delle cose come terreno fertile della creatività. Che tu sia architetto, neuroscienziato, astrofisico, scrittore, medico, osservare è l’inizio della conoscenza. Io per esempio misuro tutto, mi chiamano il Misuratore. Renzo Piano, architetto (Anai Ginori). la Repubblica.
Tutti, negli anni Cinquanta, fumavano nazionali semplici, quelle blu, o esportazione, quelle verdi, oppure, soprattutto fra gli operai o per chi sentiva il fascino della Bohe’m francese, molto presente in quegli anni, le fortissime Gauloises senza filtro (blu) o le ancora più micidiali Gitanes (gialle). Si fumava nei cinema, nei bar, nelle balere, in strada, ovunque. L’Humphrey Bogart di Casablanca, perennemente con la sigaretta in bocca, un po’ sbieco, era un mito. Il terrorismo diagnostico era al di là da venire. Vivevamo meno? Può darsi. Ma vivevamo meglio, con una maggior spensieratezza. Massimo Fini, Una vita. Marsilio, 2015.
Gli indirizzi comuni del Trattato di Maastricht sono una derivazione con un linguaggio diverso delle teorie di Marx. In Europa è stata silenziosamente assorbita la sua lezione: è l’economia che dirige il mondo. Gli economisti si sono accorti che questa era un’arma che li poneva a capo di qualsiasi sistema sociale, mettendo nelle loro mani tutto il potere. Così, oggi, sono gli economisti a guidare le organizzazioni mondiali più importanti. Ida Magli, Contro l’Europa. Bompiani, 2001.
Enzo Biagi mangiava come un assassino di pasta asciutta. Il piatto forte erano le tagliatelle alla bolognese, ed era facile aspettarmelo dato che lui era nativo di Pianaccio, in provincia di Bologna, sull’Appennino Tosco-emiliano. Il giornalista si tuffò nella pasta fresca e distolse il volto dal piatto solo dopo che ne ebbe divorato tutto il contenuto. Vittorio Feltri, Il borghese. Mondadori, 2018.
Un grande e dimenticato poeta del Novecento, Carlo Betocchi, a un certo punto della sua carriera dichiarò il desiderio, proprio lui che conosceva così a fondo i segreti dei ritmi e dei metri, di procedere «con i lunghi passi della prosa». Emanuele Trevi. Corsera.
Con un po’ di sfortuna, i martiri sarebbero finiti carnefici. Roberto Gervaso. Il Messaggero.