Corriere della Sera, 13 giugno 2019
Cosa fare con i contanti «nascosti»?
1 Il segretario della Lega, Matteo Salvini, vuole fare «emergere» il denaro contante custodito nelle cassette di sicurezza delle banche italiane. Come?
Al momento non c’è un progetto definito, ma lo stesso Salvini ha escluso che si tratti di una tassa sul denaro liquido. Dovrebbe essere, sempre secondo il vicepremier, una sorta di «pace fiscale» estesa al contante. Qualcosa di molto simile, insomma, alla «voluntary disclosure» sui beni mobili e immobili detenuti all’estero varata dal governo Renzi nel 2015.
2 È lecito detenere contante nelle cassette di sicurezza?
Assolutamente sì, anche se poi restano i vincoli all’uso del denaro contante per effettuare acquisti, oggi al massimo 3 mila euro. Le cassette di sicurezza vengono di solito tenute nei caveau blindati delle banche. I clienti non sono tenuti a dichiararne il contenuto e la banca non può accedere alle cassette, salvo per ordine dell’autorità giudiziaria.
3 Quante sono le cassette di sicurezza? Quanto costano? Quanti soldi contengono?
Le cassette di sicurezza in Italia sono circa un milione e mezzo, e costano in media tra i 50 e i 200 euro l’anno. Una stima di quello che contengono è di fatto impossibile. Il pubblico ministero di Milano, Francesco Greco, aveva ipotizzato, qualche anno fa, che potessero contenere tra 150 e 200 miliardi di euro di valori.
4 È mai stata studiata la possibilità di far emergere questa ricchezza?
Più volte. Già nell’ottobre del 2016, con il governo Renzi, era stata considerata l’ipotesi di inserire nella riapertura della «voluntary disclosure» (la seconda versione, varata dal governo Gentiloni, è scattata a febbraio del 2017) la possibilità di regolarizzare i contanti. Venne addirittura ribattezzata norma «salva-Corona», il fotografo pizzicato con 2,6 milioni di euro nel controsoffitto di casa a Milano (peraltro assolto recentemente dal reato di «intestazione fittizia»), ma non venne mai varata.
Anche nella prima versione dei provvedimenti per la «pace fiscale» del governo Lega-M5S si immaginava la sanatoria per il contante, anche questa sparita dal testo definitivo del decreto, varato il 15 ottobre 2018.
5 Come sono stati trattati i contanti detenuti dai contribuenti italiani all’estero ed emersi con le due versioni della «voluntary disclosure»?
L’operazione offriva la possibilità di regolarizzare quelle somme, riportandole in Italia, versando tutte le imposte dovute, ma senza il pagamento di sanzioni ed interessi.
6 Come si calcolava l’imposta?
Per applicare le tasse, il valore dei contanti o degli altri beni mobili «svelati» venivano ripartiti in cinque annualità (considerate convenzionalmente come il periodo di acquisizione) su ciascuna delle quali si pagavano Irpef, Iva e le altre imposte, esattamente come se fosse un reddito evaso frutto di attività lecite. E alla fine il conto da pagare è stato salatissimo, pari a circa la metà delle somme regolarizzate. Che, ovviamente, sono state molto poche.
7 Considerandoli redditi nascosti, non si presuppone come minimo l’eva-sione?
Sì, tanto è vero che la «voluntary disclosure» conteneva anche uno «scudo penale», ma solo per i reati di evasione fiscale, ad esclusione di tutti gli altri. In entrambe le versioni, i governi avevano messo dei paletti per evitare la sanatoria di contanti frutto di attività legate alla malavita.
8 Sarebbe appetibile un nuovo provvedimento di emersione del contante?
Lo sarebbe, si dice, se si consentisse un pagamento «a saldo e stralcio» delle imposte cui assoggettare quelle somme, cioè un’aliquota non elevata. A quel punto assomiglierebbe più a un «condono», una parola di cui non c’è da vergognarsi secondo Salvini, ma che è un concetto difficile da digerire per il M5S. Non a caso, quando venne fuori il saldo e stralcio per tutti nella prima versione della pace fiscale, il M5S fece fuoco e fiamme. Fino al punto di far ritirare quella norma.