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 2019  giugno 13 Giovedì calendario

La legittima difesa va bene, l’illegittima offesa no

Avete presente Rashomon, il celebre film di Akira Kurosawa? No? Fa niente, è un film dove ogni protagonista racconta lo stesso omicidio in maniera diversa. Ma a Pavone Canavese, vicino a Ivrea, i protagonisti sono solo due: il tabaccaio Iachi Bonvin e il moldavo Ion Stavila che lo stava rapinando, ma che poi è morto perché Bonvin gli ha sparato. Come in Rashomon, gli scenari sono contrastanti, ma delimitano la differenza tra un legittimo esercizio della legittima difesa (come da nuova legge) e un eccesso di legittima difesa (che è un vecchio reato). Bonvin l’ha messa in un certo modo, le prime risultanze della polizia scientifica (autopsia del moldavo, perizia del medico) la stanno mettendo in un altro. Scenario 1. In via Torino c’è il bar tabacchi “Winner Point” che è incastonato in una villetta che appartiene a Bonvin e familiari, che da anni gestiscono l’esercizio. Lui abita al piano di sopra, e la villetta ha un cancello che introduce nel cortile della proprietà e dove c’è l’ingresso dal retro della tabaccheria. C’è una telecamera (c’erano già stati sette complessivi furti o tentativi di furto) ma nel caso non funzionerà. I tre ladri arrivano con un furgone bianco, forzano i vari ingressi e cercano di caricare un cambiamonete con dentro 2.000 euro: questo con un palanchino, che è un grosso piede di porco che può essere un’arma, ma, ovviamente, solo a distanza ravvicinata. Bonvin sente i rumori degli scassi, si sveglia e con lui i familiari (moglie e due figli) e poi, dopo aver visto la scena dal terrazzo, prende la sua 357 Magnum a tamburo e scende nel cortile dove ci sono i tre ladri incappucciati. Qui, tra urla e minacce, c’è una colluttazione (rissa, zuffa) e Bonvin a un certo punto spara, più volte, forse cinque: e colpisce al petto uno dei tre, che dopo qualche metro crolla a terra. Gli altri due scappano. Tutto questo avviene all’interno della sua proprietà. Il moldavo non stava scappando, tanto che è stato preso al petto, era di fronte. Più tardi, in commissariato e poi in procura, Bonvin decide di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il procuratore Capo lo definisce «una persona pacata che vive in una famiglia normale». La polizia scientifica trova in casa altre armi, ma sono tutte regolarmente denunciate come quella usata. Scenario 2. Tutta la prima parte del racconto combacia con la precedente: almeno sin quando Bonvin, dal terrazzo, si accorge dei ladri in cortile. A partire da qui, l’autopsia fatta martedì ipotizza una dinamica che non combacia con il racconto del tabaccaio. Il medico legale dice che il moldavo è stato ucciso da un proiettile che gli ha trapassato il cuore, ma sostiene che possa esser stato sparato dall’alto, dal balcone della casa: non nel cortile come aveva detto Bonvin. Ci sarebbero anche delle conferme da parte dei vicini di casa, ma è solo un’indiscrezione. In questo caso, comunque, sarebbe diverso. Perché significherebbe che non ci sarebbe stata nessuna colluttazione, ma solo un tirassegno dall’alto contro soggetti privi di armi da fuoco. Per averne maggior certezza servirà una perizia balistica sul proiettile che ha colpito il moldavo, col dettaglio che sinora non è stato trovato. Il cuore è stato raggiunto nel lato destro e c’è un foro di entrata e uno di uscita, ma stabilire quale sia uno e quale sia l’altro non è per niente facile. Sarà importante anche capire se il moldavo sia stato colpito laddove è stato fisicamente ritrovato (fuori dalla proprietà, sul marciapiede) o se abbia fatto qualche passo prima di crollare. Scenario 3. Il terzo scenario siamo noi, propensi come siamo – tutti – a giudicare un po’ troppo frettolosamente. Dapprima, complici alcuni commenti dei magistrati, sembrava una storia relativamente semplice che si specchiava nella riforma della legittima difesa, secondo la quale non può essere colpevole (di eccesso di legittima difesa) chi si sia difeso da un’aggressione nella sua proprietà; la riforma inoltre introduce, come esimente, un grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo. Una proporzionalità fra il danno subito e quello procurato, però, deve ancora esserci: e sparare a un ladro in fuga non ne fa parte. Insomma, schierarsi con il Bonvin del primo scenario appare plausibile, difendere a oltranza il Bonvin del secondo scenario pare improponibile: anche se, nonostante le indagini appaiano piuttosto complesse, e possano fare la differenza, molti sembrano aver già deciso. Che la famiglia si schieri con lui, lo diamo per scontato. E, così pure, pare comprensibile la difesa calorosa degli operai della fabbrica di fronte alla tabaccheria, assieme alle sfilate di sindaci e solidali vari. Poi, però, martedì, quando i primi rilievi già suggerivano prudenza, la fiaccolata in paese con i cartelli «Siamo tutti Iachi» cominciava a stonare. Erano in mille, che da quelle parti sono molti, e c’era anche il sindaco di Ivrea. Serpeggiava una certa confusione: come se la legittima difesa servisse a difendere la proprietà privata e non – come è vero – la propria vita.