Il Sole 24 Ore, 13 giugno 2019
La Svizzera, i caveau e le nuove vie del cash
Italia leader nella classifica europea dell’utilizzo dei contanti. Qualcosa avremmo dovuto intuirla da tempo, almeno sin dal 2010. Anno in cui si chiuse il terzo scudo fiscale firmato da Giulio Tremonti. Allora l’ufficio statistico di Banca d’Italia aveva diffuso dati estremamente interessanti. Curiosamente passati inosservati. A essere oggetto di rimpatrio giuridico senza liquidazione (cioè dichiarati al fisco ma rimasti all’estero) erano stati a maggio di quell’anno più di 54 miliardi. Le quattro voci più cospicue erano azioni (oltre 13 miliardi), obbligazioni (16,5 miliardi), polizze (oltre 10 miliardi), depositi in conto corrente (7,2 miliardi). Poi c’era un’altra voce che aveva lasciato perplessi gli osservatori più attenti: il denaro. Alla voce denaro, infatti, era associato il 9,24% dei rimpatri giuridici senza liquidazione. In valore assoluto erano rimasti all’estero (e in Svizzera in particolare) qualcosa come 4,997 miliardi di euro. Si trattava, dunque, di denaro non versato su conti correnti, né allocato su asset e strumenti finanziari, ma denaro liquido custodito (si suppone) nelle cassette di sicurezza e nei caveau. Qualcuno ipotizzò addirittura che quel denaro non esistesse affatto. Che fosse una sorta di autodenuncia preventiva. Si scuda qualcosa che non esiste, pagando le sanzioni (allora erano pari al 5% del valore scudato) per poi esportare in tutta tranquillità contanti regolarizzati in anticipo. Diabolico, certo. Ma possibile, anzi probabile. Una gigantesca provvista di cash già ripulita e pronta per essere spesa. Del resto come controllare? Banca d’Italia non dispone di dati sul numero delle cassette di sicurezza in Italia. Figuriamoci all’estero. Da allora in Svizzera (e in altri ex paradisi) è cambiato tutto. Oggi il sistema bancario locale è ligio alle regole antiriciclaggio. I conti si possono aprire. Ma in chiaro, attraverso regolari bonifici bancari dagli Stati di provenienza. Le ambitissime cassette di sicurezza delle banche svizzere esistono ancora: e offrono servizi vari. «Molti hanno un’immagine erronea delle cassette di sicurezza svizzere: cassettine piccole entro cui occultare perlopiù preziosi e contanti – spiega un operatore elvetico – in realtà vi sono anche ampie camere, climatizzate e deumidificate dove trovano posto oggetti anche molto voluminosi. Intere collezioni di opere rinascimentali, per esempio, sono contenute nei sotterranei di banche site nel pieno centro di Lugano. Si dice che la stessa Bsi (che un tempo era la branch svizzera delle Generali) custodisse nei sotterranei del punto franco di Chiasso collezioni d’arte contemporanea dal valore inimmaginabile». Certo, tutto quello che è subordinato alla legge bancaria elvetica è sottoposto allo scambio automatico delle informazioni. Ma ciò che nonè soggetto alla legge bancaria? Esistono società private che offrono custodia di valori, privacy, sicurezza, discrezione, polizze assicurative e nessun obbligo di apertura di conti bancari. La Swiss gold safe, per esempio, offre camere di sicurezza a San Gottardo e nel Canton Zurigo. La Gestisafe di Locarno, servizi analoghi. La Swiss Fort Knox di Olten, nel Canton Soletta, offre addirittura un bunker scavato nella montagna con annessa pista d’atterraggio per jet privati e personale di sicurezza armato.