La Stampa, 13 giugno 2019
Il mistero Ed Sheeran
Da dove venga Ed Sheeran nessuno lo sa. Si sa quasi tutto di lui: ha 28 anni, è cresciuto in un villaggio di tremila abitanti in Suffolk, dove i genitori di origine irlandese si erano trasferiti da Londra. Dove Ed è tornato per studiare musica e teatro da ragazzino prodigio e da cui è decollata la sua carriera di incredibile e quasi istantaneo successo. Ha pubblicato tre album (uno si intitola Più, un altro Per, il terzo Diviso) e avrebbe venduto nel mondo già 130 milioni di dischi, se venduto nel suo caso fosse la parola giusta, essendo lui uno dei pochi artisti di enorme successo sbocciati nell’era dello streaming, della musica senza più supporto né possesso.
I suoi concerti sono l’apoteosi dell’«uno contro tutti», lui da solo, armato solo di una chitarra acustica (e loop station, «Se pensate che sia un trucco cercatela su Google», ha detto per smorzare le inevitabili polemiche) di fronte a platee sterminate, stadi, festival estivi, parchi. Lo vedremo presto in Italia: a Firenze Rocks domani, poi a Roma (Stadio Olimpico) domenica e infine a Milano (San Siro) mercoledì 19. Un ragazzo in jeans e maglietta, non particolarmente bello, che non balla e non ha quasi scenografia, che riempie gli stadi cantando e suonando la chitarra. Tutto semplice e chiaro.
O no? Nell’era dello streaming, in cui si dice che le canzoni abbiano pochi secondi per acchiappare l’attenzione e non essere inesorabilmente «skippate», che ci fa uno come lui in vetta a tutte le classifiche? In Gran Bretagna, dove è considerato una specie di patrimonio nazionale, è stato l’artista più ascoltato in tutto il 2018, anno in cui non ha pubblicato niente di nuovo. Qual è il suo segreto? La domanda ha talmente senso che per provare a rispondere hanno fatto un film. Un film grosso, Yesterday, che in Italia uscirà il 4 luglio, diretto da Danny Boyle, quello di Millionaire (otto Oscar) e Trainspotting. Un film scritto da Richard Curtis, il genio della sceneggiatura a cui dobbiamo Mr. Bean Quattro matrimoni e un funerale e Notting Hill. L’idea è meravigliosa: una notte all’improvviso un evento atmosferico inspiegabile cancella ogni traccia dell’esistenza dei Beatles. Nulla in rete né nella memoria delle persone, tranne uno, che diventa il depositario del canzoniere Lennon-McCartney e che ovviamente viene creduto l’autore di quelle meraviglie.
Potrebbe sembrare un film sui Beatles, in realtà è un film su Ed Sheeran, che infatti recita nella parte di se stesso: in una scena ospita allo stadio di Wembley Jack Malik, il cantante fallito che sta per diventare un idolo mondiale. All’inizio del film canta di fronte a quattro bambini, in un’immagine che ricorda una celebre foto dello Sheeran quindicenne, al microfono di fronte a un bimbo che ha appena imparato a camminare. Non solo: Ed ha assistito il protagonista Himesh Patel, noto per la soap opera EastEnders, a entrare nella parte.
Curtis ha ammesso che il film si ispira a Ed, anche nella vicenda amorosa che si intreccia alla storia dell’unico uomo che sa cos’erano i Beatles. Sheeran ironizza: «Hanno scelto me solo perché Chris Martin e Harry Styles non erano disponibili». Ma la domanda al centro di Yesterday rimane valida: da dove viene un talento come il suo? Perché oggi lui sembra essere l’unico capace di scrivere canzoni semplici, quasi folk, a volte un po’ rhythm’n’blues nello stile del giovane Van Morrison, e senza trap, e allacciare un rapporto immediato con le nuove generazioni? La risposta al nuovo album, No. 6 Collaborations Project, in uscita il 12 luglio, quindici canzoni tutte realizzate con altri artisti, di cui due sono già note, una con Justin Bieber, l’altra con Chance the Rapper e PnB Rock. E indovinate un po’, da poco Ed Sheeran è tornato in vetta a Spotify, con oltre 50 milioni di ascoltatori.