il Fatto Quotidiano, 12 giugno 2019
Intervista a Vittorino Facciolla
Vittorino Facciolla è nato a Termoli (Campobasso).
Un accordo programmatico tra Pd e Cinque Stelle da fare prima delle elezioni: è questa la strada che individua Vittorino Facciolla, segretario regionale dei Dem molisani, dopo la vittoria al ballottaggio a Campobasso del grillino Roberto Gravina, con quasi il 70% dei consensi.
Segretario, i Cinque Stelle a Campobasso hanno vinto anche con i voti del centrosinistra?
Gravina è stato votato da tutti, anche da un pezzo di centrodestra.
Voi avete invitato a votarlo?
Abbiamo fatto un discorso di una banalità incredibile, ricordando che ci sono dei valori irrinunciabili per il Pd, secondo i quali non potevamo dare indicazione di voto per la Lega perché siamo anti-fascisti e anti-razzisti. Però abbiamo invitato i nostri elettori ad andare a votare perché è un diritto costituzionale, al quale non si deve rinunciare. E dunque, in maniera quasi inevitabile tra Lega e M5s hanno scelto il Movimento.
Si è trattato di una decisione formale?
Abbiamo votato un documento con queste indicazioni in direzione regionale, che è stato approvato all’unanimità: ha detto di sì anche la minoranza.
A cosa porta adesso questa scelta?
A nulla, perché non si tratta né di un accordo di desistenza, né di un apparentamento. Non abbiamo negoziato alcuna poltrona. Si è trattato di una valutazione politica: non potevamo sopportare un sindaco leghista. Ora il Carroccio sta lavorando a un regionalismo differenziato, che vuol dire zero possibilità per una Regione piccola come la nostra.
Si tratta di una formula che si può replicare nelle elezioni nazionali?
Non lo escludo. Noi dobbiamo puntare all’elettorato 5 Stelle. Se si dovesse votare a legge elettorale invariata, credo che noi e loro dovremmo presentare lo stesso programma, una sorta di contratto pre-elettorale.
Per governare insieme dopo?
Dopo le elezioni sì. Mi spiego: se domani mattina ci dovesse essere una crisi, sarebbe per il Pd un errore madornale un governo con i Cinque Stelle. Ma presentare lo stesso programma, mantenendo ognuno la propria identità e il proprio simbolo, permetterebbe a un elettore di fare una valutazione. Il Pd deve continuare a parlare con l’elettorato Cinque Stelle.
Sono possibili accordi di desistenza?
Non sarei d’accordo. Le segreterie nazionali devono lavorare insieme a un programma comune. Ci vuole chiarezza.