il Giornale, 12 giugno 2019
Preso con l’amante, ai domiciliari con la moglie
L’amore bruto, bugiardo e farabutto trova la sua nemesi peggiore. L’uomo non ha un passato irreprensibile, si porta sulla pelle storie di spaccio e di violenza. Ha 55 anni e un’amante che come spesso capita spera di cambiarlo e crede alle sue promesse: «Con mia moglie è finita. Sei l’unica donna che amo». I giorni passano e in una Parma sospesa nel tempo non accade nulla. Quella che cresce è solo la gelosia, ossessiva, quotidiana, petulante. La risposta sono schiaffi, botte, insulti, con la scusa dell’alcol e della coca. Amore malato, amore padrone. E lei piange, conta i lividi, passa i giorni in ospedale e accetta tutto. Ai medici lui dice: «È caduta di nuovo mentre scendeva dal Suv». Troppe volte, così tante che nessuno ci crede più. L’ultima volta a casa di lei arrivano i carabinieri e arrestano l’ultracinquantenne dalle mani pesanti. L’amante urla: «Non mi lasciare, ti amo». E lui si sbraccia: «Ti amo anch’io». L’ultima promessa si celebra davanti ai carabinieri. «Lasciala». «Domani, domani». L’arresto è convalidato, il processo rinviato e l’avvocato chiede gli arresti domiciliari. Il giudice si chiama Maria Cristina e li concede in un amen. Niente carcere, l’imputato stia a casa. A casa della moglie. L’amante è disperata, ma salva dalle botte. L’uomo è rassegnato al contrappasso e la legittima consorte si gode la vendetta. Perfida e giusta.