La Stampa, 12 giugno 2019
Gli 11 morti sull’Everest
Sono almeno 11 i morti sul Monte Everest dall’inizio dell’anno. In nove hanno perso la vita lungo la parete sud, sul versante nepalese, il più popolare, mentre gli altri due sono deceduti sulla parete nord, in territorio cinese.
Il crescente numero di decessi mostra la necessità di norme più stringenti. Durante l’ultima stagione alpinistica il Dipartimento del turismo nepalese ha emesso il numero record di 381 permessi per 44 squadre di alpinisti, di cui 78 concessi a cittadini indiani, rendendo l’India il Paese con il maggior numero di candidati a scalare la più alta montagna del mondo. L’ «ingorgo» in vetta è stato ampiamente stigmatizzato sui media e diversi alpinisti hanno fatto sapere di aver dovuto letteralmente «camminare sopra i cadaveri» per raggiungere la cima. Secondo un codice di condotta in vigore in Nepal, uno scalatore dovrebbe aver già raggiunto una vetta di 6.000 metri sopra il livello del mare prima di poter tentare l’ascesa dell’Everest. Ciononostante, sono molti gli alpinisti inesperti che riescono ugualmente a ottenere i permessi.