la Repubblica, 12 giugno 2019
Nuovi politici italiani
Marwa Mahmoud ce l’ha fatta: ha uno scranno tutto suo nel comune di Reggio Emilia. Più a Nord, Rakeb Tosio festeggia la sua elezione al comune di Bovezzo. A Prato, anche Marco Wong è entrato nel consiglio comunale. E con lui sono entrati Claudiu Stanasel e Teresa Lin. È la carica dei “nuovi italiani": figli e figlie di immigrati appena eletti nelle varie città del Paese. Un pezzo d’Italia, orfano dello ius soli, che prova a dare voce a chi non ce l’ha, facendo da ponte tra le varie comunità.
La lotta per l’inclusione
Mentre la riforma della cittadinanza è ormai fuori dai radar della politica, una parte dei “nuovi italiani” si è fatta maggiorenne e ha ottenuto il passaporto tricolore. Tra loro c’è chi ha deciso di candidarsi. E ce l’ha fatta. È il caso di Marwa Mahmoud, ragazza d’origine egiziana, tra i fondatori del movimento “Italiani senza cittadinanza": «È stata la mia prima campagna elettorale. Ho corso nella lista del Pd. Sono stata eletta con 824 voti come consigliera comunale di Reggio Emilia. La mia elezione rappresenta per molti cittadini di origine straniera un riscatto sociale e culturale, la possibilità di dire che n’è valsa la pena e che la nostra città ci ha accolti, inclusi e resi partecipi anche all’interno delle istituzioni. Cosa farò in consiglio? Quello che ho sempre fatto per lavoro e passione, ovvero mettere in connessione mondi lontani e differenti. Creare occasioni di incontro tra i cittadini su temi quali il dialogo interculturale e interreligioso, il ruolo delle nuove generazioni, i diritti umani e civili».
La cittadinanza che non c’è
Più a Nord, in provincia di Brescia, Rakeb Tosio 22enne d’origine etiope è diventata consigliera comunale di Bovezzo con 226 preferenze, nella lista del centrosinistra che ha vinto le elezioni. Per la festa della Repubblica ha indossato con orgoglio la fascia tricolore. «Non me l’aspettavo di farcela, non potevo crederci – racconta – sono felice di aver avuto il voto di tante persone, ma ho anche l’ansia per la responsabilità di ripagare la loro fiducia». Il rammarico? La mancata riforma dello ius soli. «Per molti ragazzi come me che si sentono italiani, non avere la cittadinanza è una frustrazione quotidiana: ogni giorno devono dimostrare quello che già sono».
Prato e i cinesi
Marco Wong ha 56 anni, è nato a Bologna da genitori cinesi ed è cresciuto a Firenze. Oggi lavora come imprenditore alimentare a Prato e dalla scorsa domenica è entrato in consiglio comunale: «Ero candidato nella lista civica che sosteneva il sindaco di centrosinistra uscente. Ho preso 279 voti e sono entrato grazie al premio di maggioranza dopo la vittoria al ballottaggio. Voglio dare voce a chi non ce l’ha: una prima rappresentanza ai circa 30mila cinesi di Prato e provincia. Bisogna cominciare a raccontare una realtà diversa, quella delle tante realtà imprenditoriali straniere, troppo spesso strumentalizzata. Ma anche aiutare la comunità cinese a farsi conoscere. Soprattutto le prime generazioni infatti sono rimaste chiuse, bloccate dalle difficoltà linguistiche. Le nuove sono molto diverse, più aperte, ma tra padri e figli non mancano i conflitti». Con lui è stata eletta a Prato anche Teresa Lin, 24enne nata a Firenze da genitori cinesi: i suoi voti sono stati 299. Laureatasi in economia all’università della Virginia, oggi Teresa lavora nel maglificio di famiglia. «È stata una grande emozione: per la prima volta Prato ha dei consiglieri d’origine cinese. Dopo la cittadinanza a 18 anni, queste elezioni sono state un ulteriore passo per sentirmi veramente a casa. Io sono italiana, seppure rivendico come una risorsa la mia doppia identità. Anzi la voglio mettere a disposizione del dialogo, perché i conflitti che ancora ci sono con la comunità cinese di Prato mi addolorano».
"Prima gli italiani"
Diversa la storia di Claudiu Stanasel, imprenditore nel settore logistico, nato 24 anni fa in Romania, risultato il più votato della Lega alle amministrative di Prato con 442 preferenze. Per lui infatti vale lo slogan salviniano “Prima gli italiani” perché «finalmente c’è un partito che riconosce che ci sono 6 milioni di italiani poveri e prima vengono loro, poi l’accoglienza agli altri». Quanto allo ius soli, «l’attuale legge sulla cittadinanza funziona più che bene».