Corriere della Sera, 12 giugno 2019
Vestite da ancelle per protestare
Quando Margaret Atwood pubblicò nel 1985 Il racconto dell’ancella — romanzo ambientato in un non lontano futuro, in cui l’America è retta da un regime teocratico e le donne fertili sono asservite alle necessità riproduttive degli uomini, violentate e costrette a partorire i figli dei «padroni» – la scrittrice canadese immaginò anche gli abiti, in modo vivido. Le «mogli» in blu, in verde le «Marta» (donne non fertili, usate come domestiche). E le «ancelle», al centro del racconto, in lunghe tuniche rosse con cuffiette bianche, dette «ali», in testa. «Tutto eccetto le ali intorno al mio volto sono rosse: il colore del sangue, che ci definisce», spiega la protagonista Offred. L’ispirazione: il disegno di una donna con la cuffietta, in mano un bastone, su un prodotto per le pulizie degli anni 40, (il bastone serviva a «inseguire lo sporco»). Spaventava la scrittrice da bambina perché il copricapo impediva di vedere il volto della figura femminile. Ma forse nemmeno Margaret Atwood – il cui romanzo è diventato popolarissimo trent’anni dopo, grazie alla serie tv – avrebbe potuto immaginare la distopia dello scorso weekend, quando l’influencer più ricca del mondo, Kylie Jenner, ha lanciato un «party a tema» per il compleanno della migliore amica, ispirato dal racconto dell’ancella («la mia serie preferita»). Ed è stata bombardata di critiche. Kylie ha pubblicato le immagini per i suoi 137 milioni di followers su Instagram: le amiche in tuniche rosse, le cameriere (in verde) che servivano cocktail con nomi come «Praise Be Vodka» e «Under His Eyes Tequila». Gli invitati maschi erano chiamati con l’appellativo «commander» (comandante), le donne con il composto «of» più il nome dell’accompagnatore, come nel libro in cui ogni donna perde il proprio nome e deve derivarne uno dall’uomo che la possiede. Kylie è l’ultima rampolla del clan Kardashian, una famiglia famosa per essere famosa. È figlia di Caitlyn Jenner (campione olimpico di decathlon che ha cambiato sesso a 66 anni) e di Kris (ex moglie dell’avvocato di O.J. Simpson), e sorellastra di Kim Kardashian. Vale più di Mark Zuckerberg (lui ha superato il miliardo a 23 anni, lei a 21) grazie a una linea di cosmetici lanciata dopo aver «sofferto» per labbra sottili e sperimentato l’effetto che fa un filler. Kylie racconta tutto sui social: se fa la dieta, si fa bionda, compra la Ferrari, riceve centinaia di migliaia di elogi. Dev’essere stato uno choc subire una valanga di critiche («Niente è divertente quanto vestirsi come donne violentate e senza diritti»). Kylie non si è resa conto di essere piombata come un elefante in una cristalleria. Negli ultimi due anni il linguaggio e l’iconografia del Racconto delle ancelle sono stati abbracciati dalle attiviste femministe: prima di tutto in America dove, vestite da ancelle, hanno protestato per leggi come quella dell’Alabama che ha appena vietato l’aborto anche in caso di stupro o di incesto e in altri 16 Stati che stanno cercando di imporre nuove restrizioni contro l’aborto. Non solo: dall’Argentina all’Italia chi vede a rischio i diritti riproduttivi ha trovato nell’abito creato da Atwood (che spesso rilancia le proteste su Twitter), un simbolo con cui esprimere le proprie paure. La battaglia sull’aborto è sempre stata plasmata dal linguaggio, sin dagli anni 60 quando i conservatori cristiani coniarono «pro-life» per enfatizzare l’umanità del feto, mentre i «pro-choice» difendevano il diritto della donna a scegliere. Negli anni 90 il termine «partial-birth abortion» (aborto a nascita parziale) ha espresso in modo più emotivo il concetto di «aborto tardivo».. Ora ci sono le «leggi del battito cardiaco» (heartbeat bill) che vietano l’aborto dalla sesta settimana evocando il «battito del cuore», immagine potentissima. I rivali, schiacciati dai simboli conservatori, contrattaccano usando le ancelle.