ItaliaOggi, 11 giugno 2019
Diritto & Rovescio
Marco Bellocchio, con Il Traditore, dedicato al pentito della mafia Tommaso Buscetta, ha fatto un gran bel film. Ha usato uno stile modernissimo. Alla Netflix, per intenderci, che è a lui inconsueto. Ha poi utilizzato, per impersonificare Buscetta, un attore sublime come Pierfrancesco Favino che qui ha recitato come mai in passato. Bellocchio, poi, da sempre, come un tempo Bernardo Bertolucci, è molto amato dai cinefili transalpini. Come mai, allora, a Cannes il suo film non ha preso alcun premio, anche se lo avrebbe meritato? Un giurato straniero mi ha detto che la giuria era stufa di una filmografia italiana ferma sulla mafia. Dalla Piovra in poi, passando per Gomorra e tirandosi dietro una serie di produzioni dello stesso genere, i film italiani sono quasi tutti sulla mafia. È vero che questi film sono chiesti dall’estero perché essi hanno sostituito, nell’archetipo internazionale del nostro paese, la pizza e il mandolino. Ci hanno stufato, dicono a Cannes. E se i produttori italiani (Rai in testa) non lo hanno capito, glielo facciamo capire noi.